La Napoli-Reggio Calabria: un sogno che viene da lontano
Della Napoli-Reggio Calabria se ne parla e riparla ai nostri giorni. Si censura, s’impreca, si riporta come a indicare qualcosa che non ha mai fine.
Sarà interessante sapere che l’idea di collegare Napoli con l’estrema parte della penisola è vecchia di secoli come si legge in un articolo di un giornale, datato Napoli 19 Novembre 1776:
“Riflettendo il Re a’ vantaggi che ne possono derivare a’ suoi Domini, mediante le comode strade, si sente, che abbia risoluto di fare una regia strada da questa Capitale fino a Reggio di Calabria, con la spesa di Ducati 200 mila, 50 mila dei quali l’Erario Regio, altrettanta somma i Feudatarj che hanno le lor terre a quella contigue, e altra simile le respettive Comunità, e la quarta parte i particolari. Somma gloria riporterà la M. S. dal compimento di quest’impresa, che è stata più volte proposta fino da’ tempi del buono lmperatore Antonino Pio, dell’Imperatore Federigo Il di Svevia, del Re Alfonso I di Aragona, e di Filippo II d’ Austria, Re di Spagna e finora mai ridotta ad effetto”.
– Incredibile! – Diranno in tanti, al leggere tutto questo.
Bisogna chiedersi: – Che strada esisteva prima?
Sullo stesso giornale datato Napoli 29 Maggio 1778 si legge e si dà risposta alla riportata domanda: “Già si è posta mano alla grande strada da questa Capitale a Reggio di Calabria, che sarà utilissima al commercio, più volte proposta, e fin qui non mai eseguita. Vengono tassati i feudatari, le Comunità, e gli Ecclesiastici per la loro rata. Il Re vi contribuisce non piccola somma. Fatta la nuova strada si potrà fare il viaggio a quelle parti in sedia di posta, dove che adesso non è praticabile che in lettiga o a cavallo”.
Si sarebbe potuto percorrere quella strada, che un tempo non era percorribile con la ruota, finalmente in carrozza.
Quanti anni sono dovuti passare per avere la “strada rotabile”?
I Savoia avevano poco interesse a dotare il Sud di quella strada, ritenuta dai Borbone indispensabile sotto vari aspetti, perché, soprattutto, ne avesse consentito lo sviluppo.
La “colonia”, leggi ex regno delle Due Sicilie, dopo essere stata spogliata di tutto, doveva rimanere arretrata. Perché quella “colonia” osava ribellarsi? Si ribellavano non perché erano dei criminali, come li si bollò, ma perché criminale era chi aveva promesso tanto e non concesso nulla.
Ripetiamo: siamo e veniamo da scuola repubblicana e non osanniamo ai monarchi di questo o quell’altro schieramento.
La verità è sotto gli occhi di tutti.
Dopo quasi due secoli dall’Unità d’Italia, in pieno periodo repubblicano ancora si è costretti a parlare della risoluzione del problema Mezzogiorno.
Purtroppo, in tanti anni, non pochi hanno mirato solo ad assicurare per loro e i loro eredi un ricco mezzogiorno.
E il popolo sovrano? Beh quello si dice così in tempo di elezioni, da parte dei “sovrani” moderni, mentitori come sempre.
Giuseppe Abbruzzo