Bilancio fallimentare di un primo anno di governo

La tendenza dei nuovi governi a giustificare il mancato rispetto degli impegni elettorali, scaricando le responsabilità della propria inerzia su chi li ha preceduti è atavica e non è stata certo inventata dall’attuale esecutivo. Tuttavia, nell’ultimo anno, questa spinta è stata più forte perché più cogente è stato lo stacco tra idilliache previsioni della viglia e l’impatto con la realtà. Fare opposizione è abbastanza semplice, basta dire sempre no e proporre teoriche alternative tanto più fantasiose quanto lontane sono le responsabilità di governo. Alla prova dei fatti Giorgia Meloni ha registrato, nel breve volgere di 11 mesi di governo, una serie di indicatori negativi, che trovano pochi precedenti. Proveremo ad analizzare i principali:

  1. Questione migranti: da sempre tematica cara alla destra che, dall’opposizione, proponeva improbabili blocchi navali, gridando all’inettitudine dei vari governi. La realtà ha dimostrato che gli sbarchi nell’ultimo anno si sono triplicati e nulla ha potuto il governo, anzi si è mosso malamente sbandierando poco affidabili accordi con il leader libico, mentre nei rapporti con gli altri Paesi europei ha proceduto con gli scarponi chiodati piuttosto che con le regole di un confronto pacato e costruttivo. Le conseguenze sono state un inasprimento dei rapporti con Germani a e Francia, mentre gli amici sovranisti (Orban) si sono ben guardati dall’esprimere appoggio e sostegno su questa tematica.
  2. Caro vita, inflazione e prezzo del carburante: sul piano strettamente macroeconomico, l’inflazione ha ripreso a correre, il costo della vita, conseguentemente è aumentato, mentre le accise, altro cavallo di battaglia della destra, che erano da abbattere quando si era all’opposizione, ora vanno mantenute! E il prezzo della benzina è volato sopra i 2 euro al litro, senza nemmeno le giustificazioni presenti all’inizio della guerra Russo-Ucraina, legate al prezzo del gas.
  3. A fronte di un costo della vita aumentato, il governo si è concentrato sulla soppressione di quelle misure di sostegno ai più deboli come il rdc, peraltro presente in molti Paese europei a cominciare dalla Germania, che lo ha addirittura incrementato di fronte all’attuale congiuntura.
  4. La sanità versa in condizioni disastrose per carenze strutturali e di personale, sempre più in fuga dal SSN. A fronte dei 6 miliardi richiesti, ne arriveranno probabilmente meno della metà, che non basteranno neppure per coprire i necessari aumenti salariali previsti, figurarsi per rinforzare gli organici carenti, specie nei PS.
  5. Questione Giustizia:  Il ministro Nordio è da tempo impegnato su improbabili riforme che, a sentire i massimi esperti del settore, porteranno solo caos, come l’obbligo di un collegio di tre magistrati per decidere se rinviare a giudizio, con l’ovvia e naturale conseguenza di paralizzare soprattutto i piccoli tribunali, che dovranno fare i conti con un organico già carente in partenza e non sapranno come fare, in caso di rinvio, per sostituire quel collegio, evidentemente incompatibile, per costruire un nuovo collegio giudicante.
  6. Ricompaiono sanatorie e condoni per tentare di coprire i buchi.
  7. Lotta senza quartiere ai dissidenti e a coloro che non sono funzionali come il direttore del Museo Egizio di Torino, reo di “essere di sinistra e razzista verso gli italiani”. Occupazione sistematica di ogni spazio mediatico, dai tre canali RAI a gran parte della grossa stampa. Purghe e liste di proscrizione con allontanamento di figure storiche del giornalismo di opinione dalla Tv pubblica.

Di fronte a quello che si profila come un fallimento su più fronti, il governo è alla ricerca di capri espiatori per giustificare il gap tra promesse e realtà. Si comincia col il superbonus, che avrà sicuramente avuto delle pecche e qualche meccanismo inceppato (vedi il meccanismo di recupero del credito, il mancato controllo sul lievitare dei prezzi da parte delle imprese) ma è altrettanto vero che, in virtù di quella misura, il settore edilizio ha avuto un’impennata notevole e l’Italia è cresciuta più della Germania negli anni passati. Mentre il governo è impegnato a mettere le mani avanti per giustificare l’ennesima finanziaria inconcludente e incoerente con gli impegni presi, la cosa più logica che ha pensato di fare è scaricare le proprie incapacità sugli altri. L’Europa, intanto, sta a guardare, sempre più diffidente.

In estrema sintesi, l’economia che  torna a preoccupare , l’isolamento italiano in Europa, la questione  migranti mai così  grave,  l’occupazione sistematica di ogni posto di potere e dell’informazione, l’impronta revisionistica sul passato, un sovranismo di facciata e anacronistico, denotano gli elementi essenziali di un primo anno di governo da dimenticare.

Massimo Conocchia

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