Il sonno del Ministro Giorgetti

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Il problema del debito pubblico in Italia si ripresenta in maniera ciclica, riproducendo l’incognita costante per la tenuta del sistema.

Nel corso del tempo, il peso finanziario, ha sistematicamente sottratto ingenti risorse alle politiche di sviluppo economico e sociale del nostro Paese.

I costi degli anni in cui la spesa pubblica è stata effettuata senza limiti di controllo, per finanziamenti improduttivi, per logiche clientelari, a cui si è accompagnata, in parte, l’incapacità di allocare a livello locale le risorse in maniera efficiente, si stanno ripercuotendo, regolarmente, sul presente, gravando sul futuro.

Senza ombra di dubbio, per molti versi, la spesa incontrollata ha ipotecato se non il futuro delle nuove generazioni, quantomeno la qualità dello stesso.

Negli ultimi giorni, il Ministro dell’Economia Giorgetti, sta lanciando ripetuti allarmi: le risorse per la manovra economica saranno praticamente a zero.

Questo allarme, per gli addetti ai lavori, significa che le coperturesi dovranno trovare all’interno della manovra stessa, senza la possibilità di ricorrere a sforamenti in deficit.

Oggi, la questione reale è che con l’innalzamento dei tassi di interesse decisi dalla Banca Centrale Europea, la spesa che lo Stato dovrà sopportare per pagare il debito pubblico contratto con banche e privati, potrà arrivare quasi a 100 miliardi per l’anno prossimo. 

Se a questo aggiungiamo che, a causa del periodo pandemico, in cui le maglie per sforare i limiti imposti dal Patto di Stabilità si sono allentate, per alcune misure si è andati al di là del limite razionale   – penso ovviamente al bonus del 110% i cui effetti continuano giorno dopo giorno a dispiegarsi vanificando ogni spazio per provvedimenti importanti- sembra possa profilarsi un autunno davvero caldo.

È chiaro che la nuova manovra dovrà tenere in debita considerazione tutte queste variabili e garantire un equilibrio finanziario per il rispetto del rapporto debito/Pil se non su una traiettoria discendente, quantomeno stabile.

La scure dello spread incombente, e ricordiamo tutti quel novembre 2011 quando il differenziale tra i Btp italiani ed Bund tedeschi toccò il suo record storico a quota 574 punti.

L’8 novembre, con il voto sul Rendiconto alla Camera, il premier Berlusconi capì di non avere più la maggioranza assoluta. 

Tre giorni dopo, il Cavaliere sali al Colle per dimettersi al termine di una giornata tesissima.

Non è questo ovviamente lo scenario, ma i mercati ci osservano e la tregua sinora vissuta rischia di finire.

E questo toglie il sonno al Ministro Giorgetti.

Angelo Montalto

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