Fino a quando?
L’invasione Russa dell’Ucraina è stata ed è una cosa terribile. Uno Stato sovrano che si è visto invaso e aggredito contro ogni principio di legalità e del diritto internazionale. La nostra condanna è senza appello, così come non è mai mancata la solidarietà e l’appoggio nei confronti del popolo ucraino.
Tutto ciò premesso, ci pare che lo stato di stallo in cui versa la guerra imponga ad ognuno – e particolarmente agli Stati Uniti e all’UE – di interrogarsi se esista un limite al riarmo continuo o debbano necessariamente essere percorse, contestualmente, altre strade per addivenire a un necessario cessate il fuoco. La domanda appare più cogente di fronte a recenti prese di posizione delle autorità ucraine che, in maniera stupefacente, sono arrivate ad attaccare l’unica autorità morale che da tempo sta predicando e si sta spendendo per la pace. Le autorità civili e la Chiesa ortodossa ucraina attaccano Papa Francesco accusandolo di essere filorusso. Questo evento da la misura non solo del livello di tensione a cui ha portato il conflitto ma anche, se ci è concesso senza sentirci accusati di essere filorussi, di una certa protervia e arroganza da parte ucraina, che si ritiene al centro non solo di un conflitto che ha subito ma di una scena internazionale che intende gestire secondo la sua personalissima interpretazione. Chiunque si frapponga alla loro idea, fosse anche il più autentico sostenitore della pace e delle ragioni del “devastato popolo ucraino”, deve essere attaccato. Tutto questo dovrebbe imporre a chi da quasi tre anni finanzia e sostiene la giusta resistenza ucraina un momento di riflessione che non può che culminare in un imput sempre più pressante verso il dialogo e il compromesso, l’unica via per addivenire alla fine della guerra, posto che le forze in campo hanno dimostrato in tempi recenti, un sostanziale equilibrio. Continuare a rifornire incondizionatamente l’Ucraina, senza che ci sia un minimo di disponibilità al dialogo, pur difficile, significa continuare ad imporre all’Europa, quindi a tutti noi, il prezzo sine die di una guerra infinita e snervante. Le recenti dichiarazioni sul Papa sono espressione di un sostanziale disprezzo ucraino verso chi si adopera sinceramente e disinteressatamente per la una pace, che non preveda necessariamente vincitori e vinti. L’atteggiamento del Papa da fastidio proprio per la sua terziarietà e il suo essere super partes. Accusare di essere filorusso chi ogni giorno denuncia le violenze e la sofferenza del popolo ucraino sfiora la malafede. Di fronte a questo attacco ci ha colpito anche la freddezza con cui il mondo politico italiano e non solo italiano hanno reagito. In sostanza non c’è stata una difesa senza se e senza ma del pontefice ma un mutismo selettivo di buona parte del mondo politico, Sinistra compresa, e di buona parte della stampa. Difendere il Papa sarebbe stato interpretato come un segnale anti ucraino, per cui meglio tacere!
Tutto questo, ed altro ancora, comincia a far vacillare la nostra già debole idea di sostegno infinito al riarmo di un popolo pronto ad attaccare chiunque propenda per una soluzione negoziale di un conflitto che rischierebbe di durare a lungo, presentando un conto sempre più salato a tutti noi.
Massimo Conocchia