Essere anziani oggi: analogie e differenze col passato
Essere anziani oggi ha un significato profondamente diverso rispetto a qualche decennio fa e per varie ragioni. Anzitutto, con l’allungamento della vita media, si è sensibilmente allungata l’aspettativa di vita e, pertanto, un settantenne che qualche decennio fa si poteva considerare anziano, oggi lo si ritiene ancora tardo adulto.
Il limite per la cosiddetta terza età si è spostato in avanti almeno di un lustro. L’allungamento della vita media porta con sé una serie di aspetti, che, però, esulano dal nostro presente intento, che è quello di fare emergere una sostanziale differenza nell’essere anziani rispetto a venti o trenta anni fa. Per essere più chiari, gli anziani che possiamo ricordare noi “boomers”, ossia i settantenni e ottantenni degli anni Ottanta, erano parte di una generazione che aveva vissuto le brutture del fascismo, la fame , la privazione delle libertà, e gli orrori di una guerra mondiale.
Si trattava, pertanto, di gente abituata a una vita di stenti, che non solo deprecava gli sprechi ma sottolineava l’importanza delle battaglie condotte in nome della libertà e della democrazia, termini tanto più apprezzati quanto maggiori erano state le sofferenze che questi avevano vissuto nella prima parte della loro esistenza. Gli anziani di oggi, per intenderci, coloro che si aggirano attorno agli ottanta anni, sono generazioni nate nel dopoguerra e cresciute nella fasi di rinascita e di ripresa economica e successivo benessere. Addirittura, alcuni di loro hanno vissuto da interpreti la fase della contestazione e della rivoluzione dei costumi che aveva visto nel ’68 il momento di massima espressione.
Per non parlare degli anni successivi e della rivoluzione dei costumi che ne è scaturita. Si tratta, in definitiva, di generazioni che hanno vissuto per loro fortuna in un mondo libero e di benessere, per cui hanno potuto affrontare problemi che i loro padri non potevano nemmeno immaginare, impegnati come erano nella sopravvivenza e nel recupero di condizioni esistenziali appena degne di essere vissute. Queste differenze che abbiamo appena descritto tra due successive generazioni di anziani, hanno radicalmente cambiato l’approccio tra con questa fase della vita e reso, per certi aspetti, più agevole il dialogo con i giovani.
Il muro che spesso si creava in passato tra generazioni diverse era sostanzialmente legato al rifiuto degli anziani di accettare una rivoluzione di costumi e del pensiero che affrontasse con relativismo tematiche che per loro avevano rappresentato una ragione di vita (la libertà, il benessere). Gli anziani di oggi sono i giovani degli anni ’60, che hanno vissuto la loro giovinezza rivendicando altri diritti, il divorzio, l’aborto, il diritto allo studio, etc. Il gap è stato notevole e si è tradotto, in termini positivi, in una maggior facilità di dialogo. Il lato negativo di questa evoluzione è rappresentato da un disinteresse totale per tematiche politico-idealistiche, che invece avevano caratterizzato fortemente le generazioni precedenti.
Il disinteresse totale degli adulti di oggi verso la politica e le idealità, non è solo espressione di un’apatia verso una classe politica tra le più scadenti che si possano ricordare, ma è anche espressione di un progressivo diradarsi e rarefarsi di tematiche e idealità, pure importanti, ma vissute con sostanziale disinteresse da generazioni cresciute in un mondo libero e qualunquista. Ricordiamo con chiarezza un rimprovero fermo di nostra nonna, che ci osservava, oltre quarant’anni fa, sbucciare una mela.
Accortasi che scartavamo col la buccia una parte consistente del frutto, ci riprese raccontandoci che, durante la guerra, erano costretti a mangiare le bucce delle patate e ogni cosa che fosse minimamente commestibile. Vedere, pertanto, sprecare il cibo era qualcosa che quelle generazioni non potevano accettare. Differenti generazioni e differenti modi di vivere e vedere le cose ma anche figli di mondi diversi e di epoche lontane e distanti.
Massimo Conocchia