Estate 2023: ritratto di un Paese polarizzato e con forti diseguaglianze
Non ci ha ancora abbandonati l’estate 2023 e, tuttavia, sono giàpossibili alcuni sommari bilanci, a cominciare dalla quantità e dal tipo di presenze nelle varie località turistiche. A fronte di un modesto aumento della quota degli stranieri, si registra, nelle principali città turistiche e nelle località di villeggiatura nostrane,un significativo calo delle presenze nazionali che, in alcuni casi,ha superato il 20% rispetto allo scorso anno e ancor più rispetto al 2019, l’anno precedente al Covid. In non pochi casi, gli italiani hanno preferito spostarsi all’estero, in primis l’Albania, che, a fronte forse di una qualità dei servizi non sempre al passo, offre certamente belle spiagge con costi ancora accessibili. Il ritratto impietoso di quanto le vacanze siano proibitive per i redditi medio bassi è stato fornito da alcune località come la Puglia, dove una giornata di mare, tutto compreso, per una famiglia di quattro persone, è arrivata a costare fino a 600 euro. Alcuni imprenditori, intervistati, hanno con molta franchezza detto di puntare su un turismo di eccellenza che, escludendo i ceti bassi, fosse accessibile a coloro in grado di poterselo permettere. Come dire: non importa che non venga l’operaio – anzi meglio – l’importante è fornire servizi per un ceto medio alto in grado di pagare qualsiasi cifra. Una siffatta filosofia ha in sé qualcosa di malato e che contrasta con il principio di eguaglianza e col diritto di ognuno di godere di un periodo di ferie e relax. Se a tutto questo si aggiunge il fatto che il prezzo della benzina, in maniera del tutto ingiustificata, è schizzata fino a toccare in autostrada punte di poco inferiori ai 3 euro al litro, ce n’è abbastanza per concludere che non solo gli operai ma anche il cosiddetto ceto medio fatica sempre più a permettersi una vacanza, complice anche i rialzi dei prezzi dei voli in questo periodo. In sintesi, mai come quest’anno si è registrata una corsa sfrenata verso l’alto dei costi per le vacanze. Ricordiamo le dichiarazioni dell’attuale Presidente del Consiglio quando era all’opposizione a proposito del taglio delle accise sulla benzina. Oggi la pensa diversamente e dichiara che le entrate per le accise sono necessarie per garantire i servizi. Ieri – che c’erano gli altri a gestire – erano un problema, oggi una risorsa! Quella appena descritta è solo una delle tante contraddizioni di una compagine che si trova a constatare il baratro tra le chiacchiere e le promesse elettorali e la realtà. Ad appesantire ulteriormente il quotidiano di chi sta peggio, si è aggiunto il taglio del reddito di cittadinanza, che garantiva a molte famiglie un’entrata per sopravvivere. Contestualmente al taglio di questa misura, il governo ha provveduto ad eliminare il tetto alle retribuzioni dei tecnici e dei dirigenti per alcuni settori. Mano pesante con i poveracci, mentre dall’altra parte si provvede a tagliare il tetto massimo (già notevole) ad alcune retribuzioni. Alcune misure, come il bonus 110% che avevano permesso all’Italia di crescere più della Germania, sono state eliminate. Il risultato è che l’Italia nell’ultimo anno è quella che è cresciuta di meno rispetto alla zona euro e gli ultimi dati fotografano un quadro di pre recessione. Se c’erano delle storture – e sicuramente c’erano – in alcune misure, andavano corrette ma eliminare uno strumento che ha permesso una crescita notevole del nostro Paese non ci è parsa una grande furbata. In pratica ci pare che l’attuale governo sia molto più impegnato a distruggere l’esistente piuttosto che costruire. Altro capitolo dolente è rappresentato dalla questione migranti. Anche su questo fronte, lo stridore tra i proclami del passato e la realtà è drammaticamente evidente. Gli sbarchi si sono drammaticamente aumentati nell’ultimo anno e, in molti casi, il punto di partenza resta la Tunisia, nonostante i discutibili accordi annunciati in pompa magna. In pratica non c’è un settore in cui, a quasi un anno di distanza dall’insediamento di questo governo, si possa intravvedere un segnale positivo. Tuttavia, l’attuale compagine può dormire sonni tranquilli per due motivi: il primo è la mancanza assoluta di un’opposizione coesa, che ha solo recentemente trovato un terreno comune di battaglia sul salario minimo. Il secondo motivo è l’occupazione sistematica di ogni settore dell’informazione da parte della maggioranza per cui le principali testate e i TG si affannano a dare un’immagine del nostro Paese che è smentita drammaticamente e quotidianamente da una realtà fatta di precarietà e sussistenza, ben lontana dal quadro esaltante e immaginifico prospettato in campagna elettorale.
Massimo Conocchia