L’Europa e il muro di indifferenza eretto (a suon di milioni) sulle coste tunisine
Per giorni i media hanno riproposto lo straordinario “successo” ottenuto dal governo italiano con il patrocinio del presidente della Commissione Europea, che, insieme, si sono recati in Tunisia per ratificare un accordo vergognoso, ossia quello di impedire gli sbarchi di disperati verso l’Europa. Mentre veniva sancito questo “successo”, al confine tra Libia e Tunisia decine di persone venivano trovate a terra morte di stenti.
Particolarmente toccante è la foto di una madre e una figlia trovate accostate. Premesso che la politica di pagare Paesi africani – tra l’altro gestiti in maniera affatto democratica e che intendono il rispetto dei diritti umani come optional – per impedire le partenze non è una trovata originale di questo governo, in quanto già in passato altri governi di tutt’altra formazione avevano fatto la stessa cosa; ci preme, però, nel caso di specie, sottolineare come il tutto sia avvenuto sotto l’egida della Commissione europea.
Ursula Von Der Leiden, da una parte appare sensibile alla sofferenza di altri popoli devastati da guerre e fame, continuando a finanziare una guerra che si protrae da quasi due anni, dall’altra usa il pugno duro pagando il custode di una voliera, che, in cambio si occuperà di relegare in dei lager disperati che inseguono il miraggio di una vita migliore.
Si dirà che impedendo le partenze si stroncano gli affari illeciti degli scafisti che organizzano viaggi che assai spesso finiscono in maniera drammatica con centinaia di vite inghiottite dal mare. Molto più concretamente, ci pare, l’Europa e il governo italiano paghino un dittatore per nascondere la polvere sotto il tappeto.
Diverso sarebbe stato il principio di investire nei Paesi di origine per migliorare le condizioni di vita di chi è costretto a scappare. Acqua, cibo, infrastrutture, magari sfruttando nostre maestranze e progettualità consolidate. Gli accordi sottoscritti in questo afoso mese di luglio non ci pare prevedano nulla di tutto questo, quanto piuttosto l’esigenza di non fare emergere il fenomeno, ignorando ipocritamente che il rimedio sarà peggiore del male, se non altro in tema di come questa gente verrà trattata.
Da sempre siamo stati sostenitori del fatto che il nostro Paese non debba essere lasciato da solo a gestire un fenomeno migratorio spesso incontrollabile e crediamo decisamente nel principio della ripartizione. Chi più ha deve necessariamente adoperarsi per accogliere e migliorare le condizioni di vita di chi soffre fame e stenti. Fare del bene aspettandosi qualcosa in cambio è fare affari piuttosto che beneficienza. Oltretutto, se migliorano le condizioni di vita di chi sta peggio, il mondo diventerebbe più sicuro in quanto nessun accordo potrà impedire alla lunga a chi è disperato di tentare, anche a costo della vita, di migliorare le proprie condizioni.
La Tunisia continuerà, oltretutto, a chiedere sempre più soldi e se non arriveranno allenterà le misure di contenimento e l’Europa sarà continuamente sotto ricatto. La questione del migranti è forse uno degli aspetti che maggiormente connotano in maniera negativa l’operato del governo Meloni, se è vero, come è vero, che, nonostante i proclami, gli sbarchi sono più che raddoppiati rispetto allo stesso periodo del 2022. Ecco allora che bisognava fare qualcosa, come poco importa, l’importante è che nulla arrivi fino a noi.
Massimo Conocchia