1862 – Armi per il Liceo di Cosenza
È il caso di dire: – Udite, udite! -, ma quanto si riporta avveniva nella tornata, dell’11 giugno 1862, del Consiglio provinciale di Cosenza.
Il presidente Valitutti era stato chiamato ad assistere alla Corte d’Assise, in qualità di giurato, perciò non poteva presiedere la seduta.
Il consigliere Boscarelli, “assentato per urgenti affari di famiglia”, aveva lasciato l’incarico al consigliere Monaco di dare lettura di quanto si riporterà.
Il vice presidente invita a deliberare “sull’acquisto di fucili, sacchi e giberne per gli alunni interni ed esterni del Collegio di Cosenza”.
Viene da chiedersi subito: – Ma a cosa potevano servire armi e munizioni ai collegiali? -. Quanto si riporta, ai nostri giorni sembrerà incredibile.
Il consigliere Monaco dà lettura della relazione del Boscarelli, nella quale si dice che il preside (era all’epoca il sac. Giuseppe Miceli, fratello del più noto Luigi, che fu dei Mille e del quale qualche volta, se ne avremo tempo e opportunità scriveremo) del “Liceo Ginnasio” di Cosenza “animato – stralciamo da Il Calabrese del luglio 1862 – dal lodevole desiderio di far progredire anche dal lato militare l’istruzione degli alunni affidati alle sue cure, facea rilevare l’incalzante bisogno di provvedere questi ultimi di fucili, sacchi e giberne. Che la Deputazione provinciale, cui veniva l’affare proposto, opinava rimandarsi al Consiglio per i provvedimenti, mentre in atto mancavano i fondi necessarii per l’acquisto delle armi in parola”.
Da quanto riportato emerge la mancanza di fondi, che c’era già allora. I Savoia, succeduti ai Borbone, si rivelarono peggiori anche sotto questo punto di vista. Ma c’è da chiedersi: – Come e perché veniva in mente al Miceli una tale proposta? Temeva, forse, lui liberale, rigurgiti borbonici? -.
Andiamo avanti.
Il consigliere Civitelli pone una pregiudiziale: dato che mancano i fondi si rimandi ogni provvedimento.
I consiglieri Turchi e De Roberti sono dell’avviso che l’utilità delle armi ai collegiali non si discute, ma si rimandi il tutto alla prossima sessione ordinaria.
I consiglieri Orsimarsi, De Guzzis e Cilento sono dello stesso avviso e aggiungono di incaricare la Deputazione “per provvedere per la spesa, facendone obbietto di un articolo di esito nel progetto del nuovo bilancio”.
Come si vede ognuno si dice favorevole, ma rinvia e rimanda da Erode a Pilato. Non è cambiato proprio nulla!
Vediamo, però, la successiva proposta del consigliere Ceraldi che “osserva doversi ritenere necessario l’esercizio degli alunni al maneggio delle armi, ed all’uopo, stante la mancanza di fondi, opina obbligarsi i padri di famiglia a provvedere i propri figli di fucili, sacchi, e giberne, che resterebbero di loro proprietà”.
Gira e rigira – come sempre – a pagare dovrebbe essere solo e semplicemente il cittadino!
Il Consiglio rigetta quest’ultima proposta e approva la seguente avanzata da De Roberti: “Il Consiglio, ammettendo in massima l’utilità e necessità dell’armamento degli alunni interni ed esterni del Collegio Ginnasiale di questo Capoluogo, delibera rimandarsene la discussione circa ai mezzi nella sessione prossima”.
Tutto finì lì.
Giuseppe Abbruzzo