Rischio cardiovascolare  e stile di vita: un connubio allarmante

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Non è nostra intenzione trasformare questo spazio in una rubrica medica specialistica, non sarebbe la sede opportuna. L’articolo di oggi va inteso più che altro come un grido di allarme, che ci pare non solo opportuno ma anche doveroso lanciare.

 Le ultime linee guida ESC (Società Europea di Cardiologia) mettono l’Italia come Paese a rischio cardiovascolare moderato. In altre parole, abbiamo un rischio nettamente maggiore di sviluppare eventi cardiovascolari rispetto ai nostri cugini francesi o rispetto agli spagnoli e agli inglesi. Ciò che è interessante notare sono le motivazioni di questo maggior rischio, malgrado possiamo ancora contare su un sistema sanitario che, pur con tutti i limiti messi in evidenza dalla pandemia, non è certamente peggiore rispetto a quello inglese. Le cause di questo maggior rischio di eventi cardiovascolari degli italiani sono da mettere in relazione sostanzialmente a tre fattori:

  1. Elevata percentuale di bambini obesi;
  2. Elevata abitudine tabagica: siamo uno dei Paesi in cui si fuma di più;
  3. Sedentarietà.

Questi tre fattori fanno riflettere in quanto tutti modificabili con uno stile di vita più sano. I bambini obesi di oggi saranno più facilmente ipertesi domani. I danni del fumo sono ormai arcinoti, sia per ciò che attiene all’aspetto cardiovascolare che a quello non secondario dei tumori del polmone. Ultimo, ma non ultimo, la scarsa abitudine all’attività fisica. In sintesi, gli italiani sono più suscettibili alle patologie cardiovascolari per uno stile di vita meno salutare rispetto ai Paesi che abbiamo citato. E rischiano di ricorrere maggiormente ad un S.S.N. che da qualche anno è in ambascia. A tutto questo si aggiunga che l’Italia è uno dei Paesi più longevi, con una notevole fetta di cittadini ultraottantenni, che hanno quindi maggiore necessità di cure.

Ne consegue che, se vogliamo fare il modo che il sistema regga e soprattutto se vogliamo evitare di ricorrere a cure e ricoveri – per lo meno per le patologie appena esposte – è fondamentale una modifica dello stile di vita, un’alimentazione sana, attività fisica regolare, abolire il fumo. I dati Eurospire ci dicono che siamo il Paese europeo con maggiore abitudine tabagica (29%); sulla persistenza del fumo siamo secondi solo ai Bulgari in Europa. Sulla scarsa abitudine all’attività fisica (vale a dire almeno trenta minuti di attività fisica al giorno 5 volte a settimana) siamo quart’ultimi in Europa a pari merito con la Germania.

In sintesi, siamo un Paese vecchio, di forti fumatori, sedentari e sovrappeso: tutto questo non può che avere effetti sul nostro rischio cardiovascolare, determinando un profilo di rischio moderato che rischia di tradursi in maggiore incidenza di patologie come ictus e infarto. Mentre su altri aspetti, come l’ipertensione –  grazie soprattutto alle associazioni farmacologiche precostituite e a una conseguente maggiore aderenza alla terapia –  ci difendiamo bene in Europa, per ciò che attiene allo stile di vita non ci siamo, in quanto il nostro indice di rischio cardiovascolare è determinato prevalentemente dai tre fattori che abbiamo citato, tutti modificabili e sui quali bisognerà assolutamente agire.

Massimo Conocchia

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