Serra di Buda, interviene il Ministero della Cultura. Finirà il silenzio?

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Vincenzo Padula si tira in ballo a proposito e a sproposito, ma, spesso s’ignora nell’essenza.

Il nostro, nello scrivere dei luoghi, precisa: “L’uccello, io pensai, non si conosce compiutamente finché non se ne studia il nido; e l’indole d’un popolo non si coglie mai a dovere, se quella s’ignora delle terre, in cui vive”. 

E, continua col far rilevare: “E vita e pensiero non sono privilegio dell’uomo; anche ai monti, anche ai fiumi appartengono, quando e monti e fiumi posseggono tradizioni, e serbano l’orme e le memorie dei secoli. Per conoscerne dunque le loro tradizioni, per cogliere il loro pensiero, per conversare con essi, ei mi era bisogno saperne i veri nomi, di quei nomi investigare l’origine e la ragione e convertire le corografiche in etimologiche ricerche”.

Ci fermiamo qui, perché il nostro Maestro ci ha fatto capire, fin troppo bene, che come l’uccello nuovo nato, prima di spiccare il volo fuori dal nido studia quanto gli è vicino e poi si libra.

Più e più volte su questo sito ho scritto di toponimi, di avvenimenti, ecc. ecc. 

Da poco, come ricorderà chi segue queste mie povere cose, ho scritto su un ritrovamento, che avrebbe dovuto far balzare sulle sedie chiunque: le rocce vetrificate di Serra di Buda, uniche solo in Acri, rispetto a tutto il mondo, opera d’una civiltà della quale, al momento, non ci è dato sapere. 

Le ricerche di studiosi di non poco valore, le loro relazioni e analisi rese note, non hanno trovato ascolto e l’attenzione dovuta. Scrivemmo delle tre scimmiette. Chi di dovere tace. Il silenzio è d’oro!

Intanto l’Associazione ACRI (Associazione Culturale Re Italio), operante in Acri, con gli studiosi che ne fanno parte, ha evidenziato il fenomeno, che ha dell’eclatante, per essere opera dell’uomo in epoca a noi molto, ma molto lontana.

Ne riscriviamo perché il Ministero della Cultura, Direzione generale Archeologica, Belle arti e Paesaggio, preso atto di quanto trasmesso e del tanto silenzio, scrive all’Associazione ACRI, a proposito degli studi sulle rocce vetrificate di Serra di Buda: “Nel merito dei contenuti, si demanda il relativo riscontro alla Soprintendenza competente per territorio, a cui si inoltra con la presente la documentazione trasmessa per valutare i profili di interesse e l’opportunità di concordare un incontro con codesta Associazione, prevedendo un eventuale sopralluogo sul sito segnalato”.

– Finalmente! – dirà chi ha a cuore il “territorio”-, quel “nido”, del quale diceva il Padula e quanti amano conoscere fenomeni quale quello delle rocce vetrificate, che non vanno attribuite alla bizzarria della natura, ma a una etnia, a una civiltà, della quale si ignora tutto.

Si è dovuto intervenire dall’”alto”, per richiamare al dovere! Come mai tanto disinteresse?

Chiediamo, inoltre: – Come mai gli amministratori locali, così attenti, si lasciano sfuggire l’occasione di richiamare l’attenzione su questo territorio, poco indagato e ricco di “sorprese”? -. Riteniamo che debbano essere messi a parte dell’interesse “Superiore”, che riconosce la validità degli studi dell’Associazione ACRI e, nel contempo della scoperta fatta su basi scientificamente valide.

Chi, come lo scrivente, si è interessato e s’interessa del Territorio di Acri nei vari aspetti, quando sosteneva l’esistenza di antiche civiltà sul territorio fu ritenuto “folle”. Il ritrovamento di siti protostorici, poi, dette ragione al folle, che proponeva ipotesi che, ai più sembravano fantasiose.

Gli studi su Serra di Buda gli danno ancora una volta ragione. 

Dispiace il “gran silenzio” di chi avrebbe dovuto cogliere la palla al balzo. 

Se non si è fatto vi sarà un perché. Quale?

Giuseppe Abbruzzo

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