Restare, andare, tornare
Andare, tornare, restare, fuggire, tutti fenomeni di cui si parla molto riguardo i giovani del sud. Si tratta di fenomeni complessi indagati negli ultimi anni da più punti di vista e che mostranoevidenze empiriche che assumono diverse configurazioni nelle varie regioni italiane. Dal punto di vista macroscopico si conferma che a fianco di un numero crescente di giovani laureati, dottorati e ricercatori molti di loro fanno parte di quegli italiani che negli ultimi anni si spostano in altre regioni e in altri paesi. I numeri sembrano indicare un fenomeno costante ma poi ci sono le piccole storie e i piccoli numeri che mostrano divere traiettorie di questi spostamenti che agiscono su scala nazionale e globale. Questi spostamenti prendono varie forme e sono spinti verso diversiorizzonti. Sono molte le storie di giovani che nelle traiettorie formative e professionali, si muovono dalla periferia d’Italia, sperimentano traiettorie di vita che le mettono “in movimento”identità, visioni del mondo e che costruiscono esistenze nuove. Ci sono sempre ragioni singolari che agiscono in questo movimentodi spostamento, desideri e traguardi personali che fanno muovere le vite dentro e fuori la loro terra di origine. La contemporaneità è complessa e richiede di sperimentare “vite mobili”, vite che hanno più centri di gravità. Dobbiamo però problematizzare il luogo comune che usa la metafora della “fuga”, cervelli in fuga, giovani in fuga, a favore di immagini più ricche e dense di significato, come mobilità, “restanza” e ritornanza, come afferma l’antropologo calabrese Vito Teti. Le vite dei giovani che restano, vanno, tornano richiamano sforzi, pratiche, investimenti, ambizioni, delusioni, soluzioni e direzioni. Per riflettere su questi fenomeni dobbiamo però assumere una prospettiva “periferica”che rinuncia alla litania della fuga o del declino del sud a favore di visioni che mettono al centro quei soggetti che scelgono di andare, di restare, di tornare. È questo lo sforzo che viene fatto in un piccolo e prezioso libro uscito da poco (gennaio 2023) dal titolo “Voglie di restare. Indagine sui giovani nell’Italia dei paesi”. Si tratta di un lavoro collettivo molto importante. Da decenni le aree interne italiane sono coinvolte in processi di spopolamento, di perdita dei servizi pubblici essenziali e anche di impoverimento produttivo. Ma nonostante il declino demografico, economico e di attenzione, le aree interne continuano ad essere luoghi vivi per l’intero paese e dove milioni di cittadini hanno scelto di vivere e di investire le loro capacità. L’abbandono non è l’unica via. Molti decidono di restare; altri, seppure in misura limitata, di ritornare; e altri ancora di provare a sperimentare in questi luoghi «lontani» dalle grandi città nuovi stili di vita, più «lenti» e più connessi con la natura. Emerge da questo piccolo e prezioso libro una nuova voglia di radicamento che merita di essere messo in luce perché rivela una realtà fatta di giovani che non solo non hanno lasciato i loro paesi, ma che hanno scelto di restare – o di tornare – in modo attivo. Le storie raccontate in questo libro fanno emergere il desiderio di «restanza», evidenziando tanto le opportunità quanto le difficoltà che la scelta di non partire o di tornare comporta.
Di seguito alcuni titoli per chi volesse approfondire questi temi:
Membretti A., Leone S., Lucatelli S., Storti D., Urso G. (2023) (a cura di) Voglia di restare. Indagine sui giovani nell’Italia dei paesi, Donzelli editore
Pugliese, E. (2018). Quelli che se ne vanno: la nuova emigrazione italiana. Il mulino.
Viesti, G. (2005). Nuove migrazioni. Il” trasferimento” di forza lavoro giovane e qualificata dal Sud al Nord. Il Mulino, 54(4), 678-688.
Viesti, G. (2018). La laurea negata: le politiche contro l’istruzione universitaria. Gius. Laterza & Figli Spa.
Assunta Viteritti