25 Aprile: Ora e sempre Resistenza!

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La ricorrenza del XXV aprile resta, per generazioni come la nostra, un evento da rimarcare e festeggiare. I valori che questa festa simboleggia sono e devono restare alla base del nostro assetto. Pensiamo che, nell’attuale contesto, questo evento sia da sottolineare maggiormente per supplire a un parziale vulnus istituzionale, in special modo da parte della   seconda carica dello Stato, che ha più volte manifestato il suo imbarazzo di fronte a questa festa e al suo valore simbolico intrinseco, la vittoria sul nazifascismo. Al netto di quanto abbiamo scritto più volte a proposito di come stantia appaia oggi la contrapposizione fascismo-antifascismo, non possiamo non orripilare di fronte all’atteggiamento di chi cerca di togliere importanza ad eventi sul cui significato dovremmo essere tutti d’accordo. Gli schieramenti appaiono nel presente poco chiari e definiti e il facile passaggio di parlamentari, senza vergogna, da una parte all’altra dell’emiciclo è una prova di quanto confuso appaia oggi il panorama politico. Ciò premesso, riteniamo però che sui principi e valori dovremmo essere tutti d’accordo. Essere in piazza il XXV aprile è un modo per ridare vigore a questa festa. Lo dobbiamo ai nostri nonni, ai nostri padri e fratelli maggiori.  Ridimensionare il significato di questa ricorrenza significherebbe disconoscerne il valore e la portata storica. In mezzo a tanti tentativi revisionistici, resta più che mai il carattere unitario e simbolico di questa ricorrenza, che, come tutti sanno, non coincide con la fine della guerra e quindi l’effettiva liberazione dal nazifascismo (avvenuta il 2 maggio) ma con la data, scelta da De Gasperi, nella quale il CNL di Milano proclamò l’insurrezione contro i nazisti. La festa della Liberazione ha, insieme, una duplice portata, unitaria e divisiva a un tempo. Unitaria perché il XXV aprile unì, in maniera unica ed esemplare, le forze più disparate e antitetiche (comuniste, socialiste, cattoliche, liberali, monarchiche), accomunate da un unico obiettivo, che era la rinascita democratica di un popolo, provato da vent’anni di dittatura feroce. Oggi emergono maggiormente gli aspetti divisivi di questa festa (la contrapposizione datata tra fascismo e antifascismo), arrivando al paradosso di qualche cantante che, in tempi recenti, si è rifiutata di intonare “Bella ciao” perché  considerata di parte. Segno dei tempi e della nostra incapacità di trasmettere alle giovani generazioni i valori fiondanti del nostro attuale assetto e di come la nostra libertà abbia avuto un costo enorme. In questa progressiva perdita di valori, molteplici e trasversali appaiono le responsabilità, a cominciare da chi, istituzionalmente, avrebbe dovuto trasmettere e perpetrare alcuni eventi. Un grande storico affermò una decina di anni fa che la storia non è maestra di vita e concordiamo. La storia – sosteneva il prof. Giuseppe Galasso – non è e non può essere maestra di vita né servirci per costruire il futuro. Il grande valore della Storia è quello di farci orientare nel presente, capire da dove veniamo e come si è arrivati a ciò che siamo. In questo senso la Storia ci deve mettere di fronte ad eventi e accadimenti per orientarci nel presente. Nel caso che ci sta occupando, il valore del XXV aprile è attualissimo: capire da dove viene la nostra libertà e le nostre comodità, costate lacrime, sangue e sudore.

Ora e sempre Resistenza!

Massimo Conocchia

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