Il Terzo Polo. Due galli nello stesso pollaio
Alla fine il progetto politico del Terzo Polo è naufragato. Malamente.
Tra Matteo Renzi e Carlo Calenda sono volati gli stracci, con offese reciproche degne dei migliori duelli.
Di questi affronti non dobbiamo però preoccuparcene.
Si sa, tutto in politica passa e anche quello che potrebbe apparire un colpo mortale inferto ai rapporti personali, per il supremo interesse generale trova la sua composizione. Non pace o perdono. Ma puro opportunismo politico, a cui oramai siamo avvezzi da tempo fino a considerarlo, a torto o ragione, naturale.
Che la nascita del Terzo Polo fosse un’operazione di fusione a freddo ad alto rischio di riuscita lo si era capito dagli albori.
Questo, non perché in Italia non via sia o possa esservi lo spazio politico per costruire una casa solida e comune per i moderati, liberali e riformisti, ma per altri e più semplici motivi.
Sul primo aspetto, lo spazio sicuramente esiste in termini esponenziali, perché chi frequenta la politica sa benissimo che molte personalità di matrice liberale e moderata, che oggi fanno parte delle maggiori forze italiane, si sentono addosso un vestito stretto che, qualora ve ne fosse la possibilità, toglierebbero volentieri per indossarne uno più comodo e consono alla loro sensibilità politica.
A questi il massimalismo ed il radicalismo ideologico non piace, ma lo tollerano perché rappresenta, allo stato attuale, il minimo vitale per la loro permanenza sulla scena politica. Vivono con la speranza che qualcuno o qualcosa gli garantisca un nuovo orizzonte. Per rendere l’idea, hanno un piede dentro ed un altro fuori dalla porta della casa che al momento abitano.
Un ulteriore dato non è poi da trascurare. Bisogna guardare esattamente i numeri elettorali per verificare la concretezza della prospettiva politica che in Italia è desiderata da anni.
Se mettiamo insieme i voti nelle ultime politiche delle forze che si ispirano a quei principi e valori, Forza Italia, 8,11% , Azione ed Italia Viva uniti sotto ad un unico simbolo, 7,79%, arriviamo ad una percentuale prossima al 16%.
A questa percentuale, si dovrebbe aggiungere qualche decimale derivante sicuramente da quelle forze minori oggi in campo negli schieramenti parlamentari sia di maggioranza che di opposizione, nonché da quegli elettori che votano liberamente secondo l’offerta politica che reputano più vicina alla loro sensibilità ed interessi, ma che sarebbero disposti ad esprimere il proprio consenso per un’ area che in Italia ricordiamo ha rappresentato, per decenni, la maggioranza degli elettori.
E’ chiaro che lo spazio esiste.
Ma torniamo a Renzi e Calenda ed al naufragio del Terzo Polo.
Per rispondere al dilemma del fallimento della loro creatura, non dobbiamo sforzarci troppo con acute analisi ed elucubrazioni politiche.
La risposta alla domanda è semplice quanto ovvia.
Il progetto del Terzo Polo è deflagrato perché due galli, nello stesso pollaio, non possono stare.
La prospettiva di costruire un soggetto unico, si è scontrata contro il muro di due personalità forti ed a vocazione altamente leaderistica che, al netto della paventata contendibilità del partito da garantire con uno statuto e regolamento, hanno rappresentato il vero ed unico limite ed ostacolo alla nascita della nuova creatura.
Incassata la perdita, stiamone certi, qualcuno ci riproverà, per avanzare un inedito progetto a favore di un’area politica sempre presente ed in attesa di una sua rinnovata occasione.
Vedremo chi sarà l’attore o gli attori di questo nuovo capitolo e su quali basi intenderanno lavorare.
Vi è pero un’altra certezza.
Esiste una dead line per questa prospettiva ed è rappresentata dall’uscita dalla scena politica di Silvio Berlusconi, a cui auguriamo una lunga vita piena salute, che oggi, forte della sua innegabile capacità ed arguzia personale e politica, frena, di per sé, quell’impulso, oserei dire per diversi fattori represso, alla ricomposizione dell’area liberale e riformista.Solo quando Silvio Berlusconi abbandonerà il campo politico e quelle energie, oggi consapevolmente allineate alla sua leadership, faranno parte del progetto di aggregazione dell’area, allora se ne potrà immaginare la reale e concreta realizzabilità e misurare la vera consistenza del suo potenziale politico
Angelo Montalto