La Salerno- Reggio eterno cantiere: disagi e disservizi quotidiani

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Chi come noi si trova a percorrere frequentemente l’autostrada Salerno – Reggio Calabria, specie nel tratto da Rogliano in giù, si trova, da anni, nonostante più o meno recenti ammodernamenti, kilometri su kilometri di deviazioni e mono corsie, che rendono faticoso il percorso e con non poche insidie. All’altezza più o meno di Altilia – Grimaldi e più in giù fino a Rosarno, da un numero indefinito di anni, esistono cantieri aperti con conseguenti deviazioni, con il traffico costretto su una sola carreggiata per senso di marcia. La cosa sorprendente è che, osservando questi cantieri, raramente si vede gente al lavoro, tranne in pochissimi casi. E’ vero che il più delle volte ci capita di percorrere il tratto in questione di sera o tardo pomeriggio, in ogni caso, sarà una nostra svista continua, ma non ci è sembrato di osservare attività di sorta in detti cantieri. E’ altrettanto vero, peraltro, che in altri posti d’Italia dove ci è capitato di osservare lavori in corso – ad esempio sulla Milano – Bologna – i cantieri erano attivi anche di notte e nei festivi con operai a lavoro con i fari. Eppure nei tratti a Nord di Firenze l’autostrada è spesso a 4 corsie per senso di marcia, quindi il disagio sarebbe sicuramente minore rispetto alla Nostra A3, a due corsie di cui una assai spesso non percorribile in molti tratti. Quanto appena riportato è solo un esempio di come, al di là della retorica Nord – Sud sui diversi destini, non vi è dubbio che in Calabria le cose procedano a un ritmo e con dei tempi assolutamente inadeguati alle esigenze dell’utenza e che spesso l’operato e la gestione pubblica sia tale da accreditare alcuni stereotipi. Era il 2016 quando venne annunciata in pompa magna la conclusione dei lavori sulla Salerno – Reggio, nel frattempo ribattezzata A2 Autostrada del Mediterraneo. Sono trascorsi altri sei anni e nulla di nuovo sotto il sole: i cantieri sono sempre lì e in apparenza inattivi. Tutte le volte che percorriamo il tratto maggiormente incriminato, da Lamezia a Cosenza e viceversa, pensiamo sempre a ciò che potrebbe succedere se in uno dei punti in cui si circola su una sola corsia – è sono tanti – si dovesse verificare un guasto a una macchina o, peggio, un incidente:  il traffico sarebbe inevitabilmente bloccato con immaginabili conseguenze. Eppure, non crediamo che il Presidente della Regione o altri politici percorrano strade diverse, per cui non riusciamo a capacitarci di tanta inerzia e di come si possa consentire il perpetrarsi di uno stato di cose indegno di un Paese che fa parte del G7. L’attuale ministro Salvini ha da tempo annunciato la ripresa dei lavori sulla Salerno- Reggio: a questo annuncio, al momento, non ci lare sia seguita alcuna azione concreta. Ci pare, oltretutto, sconcertante che si continui a parlare di ponte sullo Stretto, ignorando che il problema non sia tanto raggiungere la Sicilia ma attraversare indenni e in tempi accettabili l’autostrada che permette di arrivare a Villa San Giovanni. Per sgombrare il campo da qualsiasi speculazione, ci teniamo a precisare che la responsabilità di questo stato di cose sia trasversale e nessuna delle forze politiche può tirarsi indietro da responsabilità decennali. La Regione Calabria è un ottimo esempio di alternanza, non essendo mai riuscito alla forza che ha governato di essere riconfermata. Le infrastrutture, come la sanità, sono due capitoli nei quali maggiormente emergono incapacità e pressapochismo sciorinate senza scrupolo sulla pelle dei cittadini, sempre più inermi e rassegnati. La Calabria, per dirla con due dei nostri grandi Autori, Corrado  Alvaro e Leonida Repaci, deve ritornare ad essere categoria morale, prima ancora di espressione geografica: questo passaggio è fondamentale per recuperare la piena consapevolezza dei propri diritti da parte dei cittadini e il recupero di un’etica e di una coscienza civica in chi ricopre responsabilità di governo, che lo porti a pensare non solo e non tanto alle prossime elezioni quanto a chi verrà dopo di loro, ai propri figli e nipoti e alla necessità di lasciare loro un mondo di cui essere fieri.

Massimo Conocchia

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