A proposito della toponomastica cittadina: cancellando i vecchi toponimi, si cancella la storia
Ritorniamo su un argomento sul quale ci siamo soffermati altra volta, come ricorderanno, i lettori di questa rubrica. Si tratta della toponomastica popolare, riguardante il centro urbano di Acri.
Quando la Commissione per la toponomastica si riuniva per intitolare le strade cittadine, noi di “Confronto” ne discutemmo e il compianto Peppino Fiamma stese il pezzo, con le argomentazioni venute fuori.
In sostanza, si proponeva di conservare nelle nuove intitolazioni le vecchie denominazioni. Ad esempio: Via Vincenzo Sprovieri già Fùossu. Si sarebbe conservato in questo caso la segnalazione dell’antico “vallum”, di romana memoria, che impediva il facile accesso agli eventuali assalitori. Altro esempio Via Garibaldi già Vallùnu. Si sarebbe così conservata la segnalazione di un vallone che un tempo vi scorreva e che, poi, fu chiuso.
Abbiamo riportato esempi della toponomastica urbana dati in tempi più avanti a quell’ultima alla quale si faceva cenno.
Qualcuno si chiederà: – Perché si sarebbe dovuto procedere nel modo suddetto? –
A rispondere non saremo noi, ma cediamo a Ferdinando Gregorovius, che rilevò lo “sconcio” all’indomani dell’unità d’Italia.
“Dopo l’ultima rivoluzione (ndr. 1860) – scriveva – è sciaguratamente diventato in Italia una vera mania il barattare ad ogni costo i vecchi nomi delle strade delle città con quelli dei personaggi principali o dei più notevoli avvenimenti della storia più a noi prossima”.
Da noi si è fatto dell’altro con nomi di Santi, di musicisti, inventori ecc. ecc.
Il citato autore critica questo modo di fare e fa una sottolineatura importante per il nostro assunto: “I nomi antichi delle città sono come tanti titoli di capitoli della storia della città, e vanno perciò rispettati e mantenuti quali monumenti storici del passato”.
Nel caso, come è avvenuto, si cancellino quei nomi si sopprimono i tanti capitoli della storia locale.
È vero che questa storia, secondo i dotti, è microstoria, ma serve a farci capire da dove veniamo.
Va detto, inoltre, che, quei nomi che si cancellano sono importanti per decifrare documenti del passato che, a quella toponomastica fanno riferimento; eliminandoli, perciò, si rende impossibile interpretarli e localizzare i “fatti”.
Altro esempio eloquente. I dotti nostrani parlano, per sentito dire, di un certo Clancioffo e dei fatti che lo portarono a morte. Nella descrizione della presa di Acri da parte degli Aragonesi, ad opera di Giovanni Pontano, si fa riferimento a qualcuno di quei vecchi toponimi. Uno di questi è il Serrone. Gli storici nostrani conosceranno l’autore che fece quella descrizione, ma sapranno dove si trova questo benedetto Serrone? La cancellazione, alla quale faceva cenno il Gregorovius, lo ha spazzato via. Conseguenza? I più non sono in grado di ubicarlo.
Gli esempi potrebbero essere tantissimi.
In Acri si è avuta la presenza degli ebrei per secoli. Costoro hanno contribuito, e non poco, alla locale economia, alle scienze, all’artigianato ecc. Quanti sapranno dove si erano insediati?
Crediamo che quella doppia denominazione, alla quale si faceva cenno, si sarebbe dovuta eseguire.
Invece!
È sperabile che questa nostra segnalazione possa far ragionare e condividere non la nostra posizione, ma quella del Gregorovius, che l’ha segnalata, per la città di Napoli moltissimo tempo fa.
Giuseppe Abbruzzo