Firenze e Cutro: quel tenue filo sotteso tra odio e indifferenza
Gli eventi occorsi a Firenze con l’aggressione squadrista ad alcuni studenti davanti al liceo, l’epilogo terribile dei morti davanti alle coste calabresi hanno, in effetti, un elemento comune che dovrebbe allarmarci. L’attacco di Firenze, di per sé, avrebbe dovuto scatenare la reazione generale della politica e in maniera particolare di chi governa. L’imbarazzante silenzio della premier sul fatto, è stato invece condito dalla surreale censura del ministro dell’Istruzione, che, senza minimamente condannare gli eventi, si è apprestato a bacchettare la dirigente di quella scuola che si era permessa di fare semplicemente il suo dovere, ossia scrivere ai ragazzi ricordando l’importanza del valore primario della cultura, della libertà e della democrazia.
In pratica, a parere del ministro, la dirigente avrebbe dovuto allinearsi alla condotta del governo, di terribile e imbarazzante silenzio. L’evento in sé è indice di un clima di intolleranza che rappresenta un pagliaio asciutto pronto a divampare alla minima scintilla.
Le file di bare – molte delle quali bianche – distese a Cutro sembrerebbero distanti dagli eventi del capoluogo toscano, in realtà sono due facce della stessa medaglia. Al netto di eventuali responsabilità sui mancati soccorsi, che andranno accertate nelle sedi opportune, siamo stati attraversati da una sensazione orripilante di fronte alle parole di un altro paladino della nuova “cultura” di governo, il ministro dell’Interno Piantedosi, che, nell’immediatezza di un evento terrificante, si è apprestato a rilasciare dichiarazioni incommentabili. Dall’alto della “sua comoda poltrona” ha detto che i disperati non devono partire, senza minimamente considerare la possibilità che chi fugge, affrontando un viaggio rischiosissimo, portando con sé i propri cari, lo fa per fame, torture, guerre, un insieme di situazioni intollerabili di fronte alle quali le insidie del mare appaiono come l’unica via di scampo. Contestualmente – e prima di verificare lo stato delle cose – il ministro e gli altri sodali della maggioranza di governo, si sono apprestati ad assolvere l’intera catena che avrebbe dovuto attivarsi e che, invece, palesemente non ha funzionato. Assolvendo quel sistema, il ministro assolveva se stesso e la sua scellerata idea di risolvere il problema dei profughi alzando muri per impedire gli sbarchi alle ONG. Una dimostrazione di muscoli contro indifesi che fin dal suo insediamento l’attuale governo ha inteso dare.
Fortunatamente, l’immagine dell’Italia, quella vera, è stata rappresentata dal Presidente della Repubblica, che ha voluto, contrariamente al Presidente del Consiglio, essere a Cutro. Con lui, in quel momento, c’era il Paese intero a raccogliersi davanti ai morti e ad abbracciare chi è sopravvissuto. La straordinaria accoglienza e solidarietà dei calabresi ha fatto contribuito, ancora, a dare un’immagine diversa, umana, solidale, di cui c’era francamente bisogno.
Gli eventi di Firenze e quelli di Cutro hanno contribuito a dare il peggio e il meglio del belpaese: la lettera della preside, l’immagine di Mattarella di fronte alle bare e nell’ospedale di Crotone sono due eventi di cui abbiamo oggi disperatamente bisogno per continuare a credere in noi stessi e nella nostra dimensione di uomini.
Massimo Conocchia