Il mio No all’Autonomia Differenziata 

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«Con il via libera in Consiglio dei ministri iniziaufficialmente il percorso del Ddl per l’attuazione dell’autonomia differenziata, è un giorno storico! Una riforma necessaria per rinnovare e modernizzare l’Italia, nel segno dell’efficienza, dello sviluppo e della responsabilità. L’Italia è un treno che può correre se ci sono regioni che fanno da traino ed altre che aumentano la propria velocità, in una prospettiva di coesione. Dopo l’ok compatto del Governo, lavoriamo insieme a Regioni ed Enti locali con l’obiettivo di far crescere tutto il Paese e ridurre i divari territoriali». Queste le parole con cui il ministro per gli Affari regionali e le autonomie Calderoli ha commentato il primo via libera, in Consiglio dei ministri, al Ddl sull’autonomiadifferenziata.

Ma siamo proprio sicuri che le regioni del nord faranno da traino oppure c’è il rischio che, correndo più veloci di quanto già non stiano facendo, lasceranno sempre più indietro le regioni del sud? 

Condivisibili sono le preoccupazione e le critiche sollevate al Ddl da alcuni schieramenti politici che, seppure favorevoli all’attuazione di quanto già previsto con la legge n.3 del 2001, da mesi hanno messo e continuano a mettere in guarda l’attuale governo dai rischi che esso comporta.

Rispetto a chi dice No al Decreto c’è chi invece lo subisce, forse anche mosso da buoni propositi e convinto che poi si possano trovare dei correttivi. 

Le questioni importanti, su cui si dibatte, sono sostanzialmente due: l’attuazione dell’autonomia differenziata subordinata alla definizione dei LEP (livelli essenziali delle prestazioni), la cui materia è attribuita esclusivamente allo Stato e il modo in cui vengono finanziate le funzioni assegnate alla regione che richiederà l’autonomia differenziata.  

Temi quali unità e indivisibilità della Repubblica, uguaglianza sostanziale, solidarietà, perequazione, riconoscimento di livelli essenziali delle prestazioni, diritti civili e sociali, ruolo del Parlamento e modalità di delega agli enti locali delle funzioni, non possono lasciarci indifferenti e inermi.

Il NO all’autonomia differenziata  avrebbe dovuto essere un “tam tam” che doveva partire da quei territori che, per diverse e storiche ragioni sono stati e continuano ad essere mortificati, e che pare non abbiano più né la volontà e né la forza di riscattarsi per essere al passo con le regioni del nord. 

Non posso pensare che prevalga la rassegnazione rispetto a temi che riguardano il futuro dei nostri territori. I livelli essenziali dei servizi devono essere stabiliti prima di dare attuazione all’autonomia, con una legge del parlamento e non con un atto del governo, e soprattutto devono essere individuate le modalità e lostanziamento delle risorse al fine di eliminare le criticità che riguardano i servizi (ne vogliamo parlare delle differenza tra nord e sud rispetto a servizi quali sanità einfrastrutture!!!??). Dare attuazione all’autonomia differenziata e rinviare a dopo la fissazione di questi punti risulta molto pericoloso e rischia di spaccare il nostro paese in due, accentuando ancora di più un divario che è un dato oggettivo e che nessuno può negare. 
Anna Vigliaturo

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