Elly Schlein e la speranza di rinascita della Sinistra in Italia

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L’elezione di Elly Schlein alla segretaria del PD, contro ogni previsione, ha ridato speranza e vigore a chi, come il sottoscritto, pensa che in Italia ci sia ancora tanto bisogno di Sinistra, di un
partito, in sintesi, che si riappropri di tematiche come welfare, povertà, bisogni, giustizia sociale, pacifismo, solidarietà.

Temi, questi ultimi, che il PD aveva definitivamente abbandonato, lasciando che altri – Movimento 5 Stelle – si appropriassero di queste tematiche.

I primi sondaggi dopo l’elezione danno il PD in netto
recupero (circa 3 punti percentuali), tolti in gran parte a Conte.
Questi primi dati dimostrano che, se all’elettorato si sottopone una proposta chiara, questo risponde. Le aberranti posizioni assunte da Enrico Letta avevano portato questo partito ai minimi storici (16%).
Una campagna elettorale impostata sulla cosiddetta agenda Draghi, che è in sintesi un’insieme di adempimenti, un atteggiamento ondivaga- strizzando l’occhio a sinistra e, al tempo stesso, al cosiddetto terzo polo – hanno fatto sì che l’elettorato si disorientasse definitivamente e si astenesse dalle urne.

Il futuro del PD passa, inevitabilmente, attraverso una sua rinascita come forza trainante di una Sinistra illuminata, smettendo le vesti di un’accozzaglia di
correnti che rappresentavano il tentativo estremo e disperato di far convivere tra loro forze eterogenee, che non hanno nulla in comune.
Nel PD, fino ad oggi, sono resistite forze che si identificavano con l’onorevole Binetti e che hanno portato a candidare l’onorevole Casini. Queste forze, rispettabilissime, non hanno nulla a che fare
con una Sinistra moderna e progressista. Riteniamo che la nuova gestione, pur con uno spirito di confronto, non possa mai rappresentare una sintesi fra forze troppo eterogenee e centrifughe.
Bene ha fatto, dal nostro punto di vista, l’onorevole Fioroni a lasciare il partito. Onore alla coerenza. Riteniamo che altrettanto debba fare chi non si riconosce nella linea che il nuovo segretario ha
tracciato nel suo programma e a cui non può assolutamente derogare.
Storicamente, tutte le volte che c’è stata una crisi, è nata una forza nuova che è stata in grado di catalizzare maggiori e più fresche energie.

Se Elly Schlein rinunciasse al suo programma iniziale, in nome di una pace interna, chi oggi si è avvicinato, con la stessa rapidità, si allontanerebbe definitivamente. Personalmente, non riterremmo un dramma che la componente cosiddetta “riformista”, ove non si identificasse in una politica di Sinistra, si ricongiungesse con chi si sente maggiormente in sintonia. Sarebbe un atto di chiarificazione tardiva ma comunque utile e necessario.

Un partito dalle mille e antitetiche anime non serva a nessuno. Le correnti di democristiana memoria sono la paralisi di ogni sana politica. In Calabria, poi, il nuovo corso potrebbe essere l’occasione definitiva per un pò di chiarezza e per un ricambio generazionale che, nei fatti, non è mai avvenuto.

Se è vero, come è vero, che ci siamo tenuti
esponenti di lungo corso per 40 anni nelle stesse posizioni e altri hanno, invece, inteso il ricambio come prettamente familiare. Nella nostra regione il gap tra partito e militanza è forse più ampio e
certamente giustificato da gestioni frazionali e interessi di bottega che finiscono per intendere la gestione di un partito come questione meramente personale. In un siffatto panorama, a far riflettere non dovrebbe essere che ci sia stato chi ha scelto per un rinnovamento radicale ma che regioni come la Calabria, la Campania e la Puglia abbiano scelto in netta antitesi con tutto il resto del panorama nazionale.

Su questo e su come nelle nostre realtà spesso l’espressione del consenso risponda a meccanismi eterogenei e non sempre chiaramente identificabili si che ci sarebbe da riflettere . Un’analisi attenta dei risultati di alcune realtà lascia intravvedere quanto distante, a volte, sia la dimensione pubblica e collettiva del consenso dalla sua effettiva espressione in certi determinati ambiti.

Porte spalancate, dunque, a chi si appresta a rinnovare un partito fortemente ridimensionato, con l’augurio di non doverci ritrovare a leccarci ferite mai definitivamente guarite, frutto di cocenti delusioni di circa 10 anni fa quando ci apprestavamo a dare fiducia a chi si
proponeva come rottamatore, per poi rivelarsi uno degli artefici dell’attuale tracollo.

Massimo Conocchia

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