Musica ribelle
Nel 1976 usciva “Musica Ribelle” di Eugenio Finardi, un pezzo musicale che ha avuto molta fortuna e che ha rappresentato una e più generazioni. Ricordate il ritornello?
Amo la radio perché arriva dalla gente
entra nelle case e ci parla direttamente
se una radio è libera, ma libera veramente
piace ancor di più perché libera la mente.
È la musica, la musica ribelle
Che ti vibra nelle ossa
Che ti entra nella pelle
Che ti dice di uscire
Che ti urla di cambiare
Di mollare le menate
E di metterti a lottare.
Erano gli anni Settanta in cui nascevano le radio libere. In quegli anni nacquero centinaia di radio libere, in ogni angolo d’Italia (anche ad Acri), giovani, studenti, aprivano radio libere, bastava un amplificatore, anche da pochi watt, una frequenza libera un’antenna, alcune elettroniche non molto costose (mixer, microfono, cuffie, giradischi, registratore a cassette, eventualmente a bobine) e soprattutto un gruppo di amici disposti a coprire le ventiquattrore della giornata, la radio libera era sempre disponibile e sempre pronta a farti compagnia. Nuove forme di libertà sociale assieme all’entusiasmo per il nuovo mezzo di comunicazione e di contatto con gli altri. Prima delle radio libere le canzoni dei cantautori non si potevano ascoltare, era vietato. Le radio libere accompagnavano le lotte studentesche di quegli anni. Luciano Ligabue ha dedicato il film Radiofreccia proprio a quel mondo della radiofonia degli anni Settanta. Il film “I cento passi” si ispirava alla storia delle radio libere, in particolare a Radio Aut in Sicilia fondata e guidata dall’attivista antimafia Peppino Impastato, ucciso proprio per lo spirito di libertà che esprimeva attraverso la radio. Nel 2004 il film “Lavorare con lentezza” diretto dal regista Guido Chiesa racconta l’esperienza di Radio Alice di Bologna.
La “musica ribelle” è oggi il rap e la trap, una musica che riempie gli stadi, che riempie la vita degli adolescenti (e non solo), che racconta storie di margine, di devianza, di minoranze, di giovani che lasciano la scuola e cercano strade per il successo. Racconta delle lotte tra gang, di droga, di sesso e amori veloci, della rabbia di non essere ascoltati, di essere messi da parte. Una “musica ribelle”, diversa da quella degli anni Settanta ma che allo stesso modo fa il giro del mondo e arriva anche in Italia, e che nell’ultima settimana arriva anche a Sanremo, aggiudicandosi il secondo meritatissimo posto con “Cenere” del cantante rap Lazza.
Questa nuova musica ribelle è quella che tutti gli studenti adolescenti ascoltano, che riempie le loro vite, anche quando fanno i compiti. Prima di entrare e appena escono da scuola. I testi delle canzoni spesso sono duri, violenti, misogini e sessisti. Atre volte inteneriscono, sono vivi, rime, testi molto spontanei e molto intensi. L’hip hop è la cornice più ampia in cui si inscrive questa musica. In molte scuole in Italia giovani rapper lavorano con gli insegnanti e usano l’hip hop, il rap e la trap per contrastare la dispersione, per ascoltare la rabbia e accogliere la creatività nelle classi. La musica ribelle è una forma di rottura tra le culture ma può anche essere un vero collante tra le generazioni. Ci vuole creatività e un poco di folle coraggio, anche da parte degli insegnanti.
Assunta Viteritti