Fine della luna di miele per il governo Meloni: FdI per la prima volta sotto il 30%. Cala la fiducia nel Governo

Terminata l’ebbrezza della vittoria, la necessaria fase di rodaggio, inizia a calare la fiducia sia nel governo che nel partito di maggioranza relativa, sebbene quest’ultimo goda ancora di un consenso molto forte, attualmente – e per la prima volta – di poco sotto il 30%.

Le incertezze nei provvedimenti presi, una serie di marce indietro, una contingenza nazionale e internazionale oggettivamente non semplice, hanno determinato i primi attriti. Sulle accise, dopo anni di lotta chiedendone la riduzione, la Meloni le ha riportate al livello pre guerra, di fatto stornando i fondi per il loro ridimensionamento in altre direzioni.

Va bene tutto ma è chiaro che uno degli elementi identitari di quel mondo è stato abbattuto. Gli esempi si potrebbero moltiplicare: dal tetto al contante, al limite per il POS, ai benzinai, categoria pure amica, presa di mira con l’obbligo di esposizione di un prezzo medio, quasi a simboleggiare che l’aumento del prezzo dipendesse dai singoli rivenditori, ultimo anello della catena di distribuzione, di fatto presentati come i veri speculatori.

Per non parlare del fronte aperto sul piano della giustizia, con la lotta alle intercettazioni e l’apertura di una guerra contro i magistrati in un momento particolarmente delicato. Tutto questo e tant’altro ha fatto sì che la fase ascendente dei consensi si fermasse e iniziasse a invertirsi. Tuttavia, l’attuale governo potrà, al momento, dormire sonni tranquilli per due ragioni: la prima è l’assenza di un’opposizione coesa e determinata; la seconda è lo scarso peso elettorale degli alleati di governo, (Lega e FI), che, sebbene scalpitanti, sanno di non avere alternative, per lo meno nell’immediato.

Il giorno in cui un neonato partito di Sinistra (lo si chiami come si vuole purché abbia come elemento identitario la collocazione ferma in quella direzione) e il Movimento 5 Stelle dovessero decidere di fare fronte comune, per lo meno su alcuni temi condivisi, quella che oggi è una lieve inversione di tendenza dell’elettorato, rischierebbe di trasformarsi in una valanga per il Centro-Destra, in quanto si fornirebbe all’elettorato un’alternativa, attualmente non presente.

Perché l’opposizione si ricompatti, bisogna che il PD venga sfrondato dalla componente ex democristiana, che ne ha determinato la progressiva dissoluzione. Operazione tutt’altro che semplice ed è per questo che l’attuale governo potrà navigare a vista dovendosi guardare solo da qualche fuoco amico che non determinerà grossi scossoni.

D’altra parte, in assenza di un’opposizione, non potrà che aumentare il dissenso interno. Sul piano più squisitamente culturale, alcune “uscite” certo non hanno giovato, come quella del ministro della cultura che, per la prima volta in settecento anni, ha avuto l’ardire di far discendere l’attuale Destra nientemeno che da padre Dante. Qualcuno ha opportunamente ironizzato che, pensando ad alcuni alleati di governo e alla loro storia personale e non, sarebbe stato più giusto scomodare Boccaccio ma tant’è!

Massimo Conocchia

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