Il magistrato che ha arrestato Messina Denaro: «Sono cosentino nell’anima»

Paolo Guido stanco e felice. Come quando si è affrontati una battaglia lunga ed estenuante, come quando si è andati avanti senza certezze, applicando rigore e buone intuizioni alla ricerca senza sosta di un fantasma al quale si voleva dare forma e sostanza a tutti i costi.

Paolo Guido, il procuratore aggiunto di Palermo con delega sulle indagini per la cattura del boss latitante Matteo Messina Denaro, dopo tanti anni di lavoro, definisce quella di ieri “proprio una gran bella giornata”.

Dottor Guido, come si sente ora, dopo la cattura di Matteo Messina denaro che avviene dopo tanti anni di lavoro non facili, pieni di entusiasmi ma anche di cadute e ripartenze.

«Mi sento bene perché questo è un momento molto importante sia per lo Stato che per chi da tanto tempo porta avanti la lotta contro le mafie. La giornata di ieri segna un bel vantaggio, un punto a nostro favore e sono molto felice ed orgoglioso, da magistrato, per questo risultato. Matteo Messina Denaro era l’ultimo stragista che rimaneva da prendere e finalmente giustizia è stata fatta. E per me essere protagonista di una pagina di storia tanto bella è motivo di grande orgoglio».

Tutta l’Italia ma soprattutto i cosentini, condividono con lei questo orgoglio.

«Io sono cosentino nell’anima, nella mia città ho i miei amici e ho un profondo legame con la mia terra. Condividere con i calabresi un momento tanto importante non può che rendermi felice soprattutto perché questa occasione ci offre l’opportunità di parlare bene, qualche volta, anche dei calabresi».

Dottor Guido, nonostante l’importanza della cattura di Messina Denaro, c’è chi, in una giornata storica come questa, tira fuori le dichiarazioni del pentito Salvatore Baiardo, che già nel novembre scorso aveva ipotizzato la cattura del boss di Castelvetrano in seguito a un’ennesima trattativa tra Stato e mafia.

«Io posso confermarle che siamo arrivati a identificare e catturare Matteo Messina Denaro esclusivamente sulla base di attività di indagini che ci hanno fornito dei dati investigativi importanti. Non ci sono stati collaboratori di giustizia, non ci sono state fonti anonime, né confidenziali, nessuna informazione proveniente dall’esterno. La cattura del boss è avvenuta solo grazie ad un’attività certosina e direi ortodossa, mi lasci usare questo termine».

Quindi conferma che l’ipotesi di una ennesima trattativa tra Stato e mafia in questo caso non ha ragion di esistere.

«Direi proprio di sì e queste illazioni fanno torto a un’operazione di intelligence e di accertamento sul campo, portati avanti con grandissima professionalità da una struttura di eccellenza che oggi merita il giusto riconoscimento e me lo faccia dire anche per l’attività che la procura di Palermo, nel corso di tanti anni, ha svolto in maniera rigorosa e trasparente. Questa ipotesi è veramente una nota stonata in un momento come questo, perché la cattura di Messina Denaro é la sintesi di uno sforzo collettivo che non è frutto di dietrologie o di altre ipotesi fantasiose e alternative. Io sul lavoro che abbiamo svolto, non nutro alcun dubbio».

Da quanto tempo eravate sulle tracce del boss. Da quando sapevate che Matteo Messina Denaro si curava nella clinica “La Maddalena” di Palermo?

«Noi lo abbiamo saputo da pochissimi giorni. Siamo arrivati a lui con un meccanismo di esclusione e di verifiche progressive, fino ad arrivare a selezionare la persona che non corrispondeva alle generalità che aveva dato. Quando abbiamo avuto, finalmente, questa certezza, abbiamo deciso di intervenire convinti che lo avremmo preso».

Luciana De Luca

Fonte: Il Quotidiano del Sud

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