Addio a Lando Buzzanca, il merlo maschio del nostro cinema
Conobbi Lando Buzzanca ad Acri nel 2004, durante una serata di “Acrinscena”.
Era in programma l’opera teatrale ” Miles gloriosus”, di Antonucci, tratta dai racconti di Plauto.
Insieme a lui, Cristiana Lionello, figlio di Oreste. Quella sera diluviava e lo spettacolo non si tenne. Mi recai lo stesso all’anfiteatro per poter scambiare due chiacchiere con lui e fu l’occasione per trascorrere una serata bellissima. Infatti mi disse: ” Mattia, ci porti a cena da qualche parte?”
Con la sua Mercedes bianca cabriolet, portai lui e la compagnia teatrale all'”Antico rustico”, dei fratelli Coschignano. Le ore trascorsero tra gag, battute, ricordi e soprattutto racconti di quel cinema che io avevo studiato, inseguito, tramite i film rimasti nella storia e in cui Buzzanca stesso fu protagonista.
Finita la cena, mi accompagnò sotto casa e ricordo ancora la faccia di mio padre che non sapeva cosa dire vedendo Buzzanca alla guida e io al suo fianco.
Prima di salutarci, mi ringraziò per la bellissima serata passata insieme e per l’ abbondante cena. Mi diede anche il suo numero di casa (all’epoca il telefonino non era in uso come oggi).
Ci sentimmo fino a Pasqua 2020, dalla pandemia in poi la sua vita si trasformò in un epilogo pieno di problemi di salute e familiari.
Di lui posso conservare le sue immensa umanità e umiltà e una grande professionalità, oltre ai tanti preziosi consigli. Qualità rare che non si trovano in tutti gli artisti.
Ciao Lando.
Mattia Scaramuzzo