Dimensionamenti
La legge di bilancio approvata lo scorso 21 novembre traccia un futuro che non sembra essere roseo per la scuola italiana, in particolare per diversi istituti del Sud. Si prevede infatti un tagliodi circa 700 istituti scolastici nel prossimo biennio dovuto a quello che è definito come “dimensionamento scolastico”, una parola poco elegante, fredda e burocratica che intende indicare la diminuzione degli istituti scolastici in proporzione al numero degli studenti. Le decisioni le prenderanno le regioni che sulla base di parametri condivisi con il governo nazionale dovranno realizzareil dimensionamento della rete scolastica entro il 30 novembre di ogni anno. Per quella data si dovrà provvedere alla ripartizione deidirigenti scolastici assegnati in base al processo di dimensionamento.
L’obiettivo, così si legge nella manovra del governo 2022, è “garantire una riduzione graduale del numero delle istituzioni scolastiche”, davvero un magnifico programma per la crescita e il miglioramento della scuola pubblica in Italia! Gli istituti scolastici dimensionati, accorpati, ridotti, sdoppiati potranno avere, secondo quanto annunciato dalla legge, non meno di 900 studenti e non più di 1000. Si tratta di “correttivi” (anche questo un termine da congelatore), che, se l’applicazione della legge andrà in questa direzione, potrebbero portare a situazioni di sofferenza in molti istituti e in molte regioni del sud del paese tra cui Sardegna, Calabria, Basilicata, Abruzzo, Molise e Campania. Se il processo dovesse andare in questa direzione nel sud potrebbero dover chiudere molte scuole mentre al contrario, in altre Regioni come la Lombardia e l’Emilia-Romagna si potrebbero avere più istituti con sdoppiamenti e con apertura di nuove scuole. Insomma, se la norma inserita nella legge di bilancio non dovesse mutare si arriverebbe a chiusura di 600-700 scuole in un paio di anni e soprattutto al sud. Sarà un processo graduale ma ad essere penalizzati saranno innanzitutto i comuni montani e le piccole località.
A causa del dimensionamento viene indicato il calo demografico, si stima infatti che nei prossimi dieci anni l’Italia perderà circa 1,4 milioni di studenti tra i 3 e i 18 anni. Un processo che trasformeràprofondamente la scuola. Davanti alla previsione del calo demografico, peraltro tutta da provare e verificare, il governo sceglie la strada più comoda e severa ma anche la meno lungimirante: meno alunni, meno scuole, meno dirigenti e meno docenti, tutto questo per vantare un “più” nei risparmi per il settore. Il calo demografico sembra essere la direzione sul piano nazionale ma non deve e non può essere il dimensionamentoscolastico la risposta! Si tratta di una visione priva di futuro. Per contrastare seriamente il calo demografico ci vogliono politiche che possano aiutare la ripresa della natalità e ci vogliono politiche per una scuola migliore, più efficace, partecipata, inclusiva e con meno studenti per classe, così da garantire la migliore didattica e la maggiore equità nelle classi.
Si parla quindi di dimensionamento quando si dovrebbe inveceparlare di miglioramento della scuola, dei suoi ambienti, delle tecnologie, delle metodologie, delle pedagogie. La denatalitàperaltro sarà distribuita in modo diverso e sarà differenziata non solo tra nord, centro e sud ma anche tra città e periferie, centri medio grandi e piccoli comuni, in questo contesto di differenziazione variegata e territoriale la risposta non può esserel’accorpamento o la chiusura delle scuole secondo parametri solo numerici. Ci sono infatti territori dove la chiusura di una scuola diventa e diventerebbe una condanna di isolamento e di chiusuraper l’intera comunità. Il calo demografico, se ci sarà, non devediventare una desertificazione delle istituzioni e del sociale nei territori, bisogna intervenire sui molteplici effetti e sulle diverse cause. Le politiche non sono tutte uguali, alcune agiscono per rimediare solo sugli effetti e altre cercano di analizzare le cause. Una politica del dimensionamento rimedia in modo quantitativo e solo per sottrazione solo gestendo gli effetti mentre una politica che guarda alle cause dovrebbe pensare a come intervenire per rimuovere ostacoli e produrre equità. Il programma del dimensionamento è orientato solo alla riduzione dei costi. Si tratta di un programma di governo che rispecchia una visione ristretta e limitata del futuro ma anche del presente.
Assunta Viteritti