Lettera a Babbo Natale

Cari lettori, avete mai pensato di scrivere una lettera a babbo Natale da adulti? Avete mai sentito quel brivido puerile nel comporre le parole sapendo che sotto l’albero avreste trovato i vostri giocattoli? A volte ripenso con nostalgia a quella sensazione, all’idea che presto i miei desideri sarebbero stati esauditi.

Nonostante il gesto di scrivere una lettera a Babbo Natale racchiuda quella tenera ingenuità tipica dei bambini, che va perdendosi con la crescita, non voglio abbandonare del tutto la genuinità di quella che è stata la mia infanzia. L’idea mi sembra interessante, non costa nulla, e dunque scrivo due righe senza pensarci troppo.

Caro Babbo Natale,

il mondo, come vedi dal tuo villaggio dove c’è tanta neve, se la sta passando male. Pensa che sembra che non ci sia un solo Paese su tutta la Terra dove il virus non ha allungato i suoi tremendi tentacoli. E per virus, non intendo solo quello che ha colpito per prime Cina e Italia ormai due anni fa.

Il Covid è entrato nelle nostre case ed ha spazzato via tanti nostri progetti. Ci sono coppie che hanno divorziato, aziende che hanno chiuso, amici che non si sono più rivisti.

Poi ci sono le guerre che non sono, questa volta, così lontane da noi. Sono proprio lì, a qualche centinaio di chilometri dall’Italia e un presidente minaccia tutto il mondo con il suo enorme scettro invisibile. Intanto, i nostri giovani faticano a trovare lavoro e scappano. Altri restano e sottostanno alle regole di datori di lavoro esigenti a fronte di paghe basse.

I ghiacci si sciolgono, l’estate dura troppo, i mari risalgono, i fiumi si prosciugano. Il cielo è sempre meno azzurro, coperto dal grigio dello smog.

Le persone si lamentano e fanno poco per stare meglio.

La vita è diventata triste, come se un’ombra oscura abbia spento i lampioni e le luci   che tu ben conosci, perché sono quelle che da sempre ti guidano quando te ne vai in giro la notte di Natale.

Ecco, la cosa che ti prego è di non farti prendere dallo sconforto.  La verità è che mai come in questo strano e minaccioso inverno abbiamo bisogno di te. Tu potrai fare piovere dal cielo, o infilarlo nei camini, il regalo più prezioso che c’è. Tu lo conosci bene, si chiama speranza.

Certo, siamo in un periodo di crisi economica, sociale, climatica e le persone pensano di aver bisogno ancora di beni materiali, gli stessi che hanno fatto male alla nostra società, al pianeta, persino all’acqua che beviamo e all’aria che respiriamo.

In realtà, ciò che serve è la speranza di un futuro più roseo. Senza speranza non si lotta, con la speranza, invece, si ha abbastanza motivazione per combattere, sapendo che prima o poi le cose cambieranno. E se la speranza non è insita nell’essere umano quando le cose si mettono male, allora solo tu puoi portarcene un po’, tu che sei tanto buono e virtuoso.

Ti ringraziamo tutti, a nome mio.

Elena Ricci

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