Ciao “Checco”
Caro Direttore, ancora una volta, ti scrivo pregandoti di farpassare sul tuo giornale queste mie considerazioni. Ho appreso stamane della brutta notizia. L’amico e più che un fratello Franco Le Pera, per tutti Checco, ci ha lasciati. Sono profondamente addolorato. Un altro pezzo della mia Padìa se ne è andato lasciando un vuoto incolmabile in quanti l’hanno conosciuto e frequentato. Una persona buona e gentile. Il mio porto sicuro per i miei pur brevi rientri ad Acri. Ho detto che per me è una perdita di riferimento. Si perde con Checco la memoria orale di un rione ormai senza più identità. Ci sentivamo al telefono quotidianamente, anche se ultimamente aveva difficoltà a raccontarmi. L’ultima volta che ci siamo visti in video chiamata, domenica scorsa. Nati a Padià, abbiamo vissuto un’ infanzia felice anche se povera, ma con tanta umanità. Lui, un grande lavoratore, levigatore di pavimenti, io il suo manovale, nei mesi estivi e al rientro dall’Università, per le festività natalizie. Franco è rimasto l’uomo buono di sempre, il mio punto di riferimento e il mio agente culturale a distanza. La casa sempre aperta, è stata la mia casa, sempre e in ogni momento. Devo a lui tanto: l’avere imparato a guidare, a lavorare e soprattutto a relazionarmi con gli altri. Un metro di misura di buon senso per ogni difficoltà. Franco era ed è Padìa, quella che ormai resta, solo un mito in noi che siamo arrivati quasi alla meta. Un uomo disponibile sempre, impegnato nel sociale da sempre e devotissimo alla Basilica e a Santa Maria. In silenzio ha svolto un lavoro prezioso per queste chiese nella preparazione delle ricorrenze. Devo ritenermi fortunato di avere avuto un amico così sin dall’infanzia fino ad oggi che ha concluso il suo viaggio terreno. Non so quanto tornerò ad Acri e non so neppure se avrò il coraggio di passare davanti alla sua porta (anche la mia porta). Farò finta forse di continuare a telefonarti, FRANCO, pur sapendo di non avere più risposte. Avresti meritato molto di più ma il brutto male ti ha condannato e non sono bastate le cure a sottrarti alla sofferenza e alla morte. Io voglio salutarti e ricordarti per mezzo del giornale, che un altro figlio di Padìa dirige, e giurarti che non ti dimenticheremo mai perchè tu sarai sempre vivo per i vicoli e soprattutto nel mio cuore e nella mente. Grazie della tua Amicizia sincera e di avermi fatto riscoprire negli anni un mondo che mi terrò dentro come un tesoro. Il ricordo di Franco Le Pera è vivo nel cuore di quanti lo hanno conosciuto. Buon viaggio, chissà se in qualche altra stazione ci ritroveremo ancora. CIAO Checco!
Francesco Curto
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