L’uomo e il cane. Un rapporto antico e speciale

Il cane, da millenni, è considerato il migliore amico dell’uomo, col
quale, più di altre specie animali, è riuscito a creare un
rapporto empatico e verso il quale manifesta affetto incondizionato.
La vicenda di cui scriviamo oggi è personale e racconta di come un
cucciolo adottato da un canile abbia profondamente cambiato il nostro
approccio verso questo tipo di quadrupede, per il quale, fino a non
molto tempo addietro, provavamo paura e ci mantenevamo molto a
distanza. Maky, questo il nome della cagnetta, è stata capace dal
primo approccio di fare breccia nel nostro cuore con il suo modo di
porsi e la sua straordinaria capacità di attrarre. Nostro figlio, da
sempre amante dei cani, ha deciso, finalmente, contravvenendo alla
nostra diffidenza e contrarietà, di adottare questo cucciolo di cinque
mesi, abbandonato per strada quando ne aveva tre. Non sappiamo come
abbia vissuto prima, possiamo, però, dire che il ritrovarsi immezzo a
noi lo ha fatto rinascere. Appena ci ha scorti, nel giardino di casa,
si è posto con la schiena a terra e la pancia rivolta in alto – zampe
ripiegate – per farsi coccolare. Subito dopo si alza in piedi e
appoggia la testa sul nostro addome. Al nostro primo tentativo di
accarezzargli la testa si è ritratto di colpo, temendo che volessimo
percuoterlo. Il gesto, probabilmente, gli ha risvegliato non lontani
ricordi. Subito dopo si lasciava accarezzare dimostrando di gradire le
nostre attenzioni. Da allora Maky fa parte a pieno titolo della nostra
famiglia. Non ama essere lasciato solo e, quando questo succede per
breve tempo, inizia a piangere, temendo di essere stato nuovamente
abbandonato. Abbandonare un cucciolo per strada richiede una notevole
dose di viltà. Questo animale è stato capace di intercettare la nostra
iniziale diffidenza, trasformandola in affetto incondizionato. Ci
aspetta per saltarci addosso e riempirci di attenzioni. Nelle rare
occasioni in cui viene sgridato per qualche marachella, si nasconde
sotto la poltrona ed esce solo quando ritiene che chi lo abbia
sgridato si sia rasserenato. La nostra tradizione popolare, poi,
esprimeva con il detto seguente la capacità di amare del cane, in
grado di ricambiare gli sgarbi dell’uomo con attenzione e dedizione:
“Faccenni quanti vu’ sgarbi allu cànu, pu’ lli fa cucci cucci e illu
vena”.

Trasformare paura e diffidenza in un rapporto pienamente empatico non
è facile e mai avremmo pensato di ritrovarci a prenderci cura di una
creatura indifesa e affettuosissima, che ricambia quotidianamente le
nostre cure con amore e dedizione assoluta. Un’anziana signora di
nostra conoscenza aveva all’ingresso di casa una mattonella con una
scritta che, da bambino, ci sembrava incomprensibile: “Più conosco gli
uomini, più amo le bestie”. Oggi ci sentiamo di condividere,
tardivamente, con lei quel pensiero, che stava ad indicare come, assai
frequentemente, quelle che definiamo bestie, sono, in realtà, creature
amorevoli, che chiedono nient’altro di essere amate. L’essere umano, a
volte, si macchia di crimini e cattiverie verso i propri simili che
nessuna bestia farebbe mai. L’uomo è l’unico essere vivente ad
uccidere i propri figli. Le bestie non lo farebbero mai; solo mamma
uccello, per gesto estremo d’amore, uccide i propri piccoli piuttosto
che vederli in gabbia.

Massimo Conocchia

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