Povertà educativa

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Lo scorso 18 novembre 2022, in occasione della Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, è stata presentata l’indagine “Gli italiani e la povertà educativa minorile”.

Si tratta di una indagine realizzata dall’Istituto Demopolis nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Dall’indagine emerge che bambini e gli adolescenti sono “figli di un’Italia disuguale” (e non da ora). Responsabili di queste criticità sono fattori diversi: le crisi degli ultimi anni, i tagli alla spesa sociale, la complessità delle relazioni familiari e sociali.

Dall’indagine, realizzata su un campione nazionale di 3.600 intervistati, statisticamente rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne, stratificato per aree geografiche di residenza, genere e fascia di età., emergono alcuni dei fattori ritenuti maggiormente responsabili della povertà educativa dei più piccoli: la disattenzione dei genitori (76%); le condizioni di disagio sociale (67%); lo svantaggio economico (64%); la conflittualità familiare (62%); il degrado dei quartieri di residenza fra le cause della povertà educativa l 59%. Dall’indagine emerge anche che molta è la frequenza scolastica irregolare, gli stimoli inadeguati, le scarse occasioni culturali e del tempo libero, l’uso eccessivo dei social network. Nel paese della famiglia, del patriarcato e del mammismo manca la consapevolezza che il futuro del Paese si costruisca con i bambini

L’indagine indica che le città italiane, piccole e grandi, molto più al sud, non sono a misura del vissuto dei cittadini più piccoli, non lo sono per l’inadeguatezza dei servizi sociali (78%), del trasporto pubblico (71%) e della qualità dell’aria (70%). Moltissimi ritengono non adeguati gli spazi verdi e le occasioni culturali e per il tempo libero. Le preoccupazioni maggiori degli intervistati sono: la dipendenza da smartphone e tablet (66%); il bullismo e la violenza (61%); la crescente diffusione della droga (56%), l’aggressività nei comportamenti (52%), l’apprendimento scolastico deficitario (53%) e l’impoverimento del linguaggio (47%). Solo il 28% degli intervistati dichiara preoccupazione per le disuguaglianze crescenti nell’accesso alle opportunità culturali, sociali e creative e molti ritengono che la gran parte di giovanissimi occuperà in futuro una posizione sociale ed economica peggiore rispetto alla generazione precedente.

L’unica dimensione di apprendimento non curriculare dichiarata come rilevante dalla maggioranza degli intervistati (60%) è lo sport mentre solo metà dei ragazzi, negli ultimi 12 mesi, ha partecipato a spettacoli, presso cinema o teatri. Il 58% degli intervistati dichiara che i figli, nell’ultimo anno, non hanno letto libri.

Sarebbe necessario sviluppare comunità locali che sentano la responsabilità della crescita sana e creativa dei minori. Le attese degli italiani per i più piccoli chiedono: un’educazione alla legalità che consenta ai minori di conoscere e rispettare le dinamiche e le regole della civile convivenza (82%); una attenzione maggiore alla continuità scolastica e formativa e alle opportunità culturali (65%).

Secondo l’indagine di Demopolis la diffusione della povertà educativa è un fenomeno grave per quasi 9 cittadini su 10 e la maggior parte degli italiani ritiene importanti, per lo sviluppo del Paese, le azioni di contrasto alla povertà educativa minorile. 

Le conoscenze ci sono, i dati ci sono, mancano le politiche e le pratiche.  I prossimi anni di governo porteranno risorse e azioni capaci di arginare le criticità della povertà educativa? Difficile dirlo.

Assunta Viteritti

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