Verde pubblico e scelte estreme, forse evitabili

Passeggiando per i vialoni alberati della città che da oltre un quarto

di secolo ci ospita, capita di ritrovarsi in situazioni che, per uno

strano automatismo della mente, ci conducono a un parallelismo con le

nostre realtà. Le foto allegate, con la vista maestosa, imponente di

alberi ad alto fusto che interrompono la monotonia di grandi

marciapiedi – quasi per contrappasso al cemento imposto dalla civiltà

– rappresentano una piccola rivincita delle forze della natura, alle

quali l’uomo sembra finalmente determinato a concedere un minimo di

spazio. Tutto questo preambolo per riprendere, senza alcun intento

polemico, alcune soluzioni che hanno interessato in un non lontano

passato la nostra città, al solo fine di rappresentare un diverso

modello e delle soluzioni difformi rispetto a scelte che da noi hanno

portato a un diverso epilogo.

Qualche anno addietro, ad Acri, si era giunti alla risoluzione di

dovere abbattere alcuni alberi ad alto fusto sistemati lungo il

marciapiede di alcuni viali in zona cooperative per intenderci. Quella

decisione fu motivata col fatto che le radici degli alberi avevano

fatto saltare, in alcuni punti totalmente, la pavimentazione dei

marciapiedi. Sorvolando su pur rilevanti aspetti economici, siamo

convinti che la decisione di adornare quei corsi con alberi di alto

fusto fosse giusta e lungimirante. Il problema è stato, nel caso di

specie, essenzialmente di natura tecnica, ossia non si è tenuto conto,

all’atto del posizionamento degli alberi, dell’esigua larghezza del

marciapiede, rapportato alle dimensioni delle piante, le cui radici

crescendo hanno inevitabilmente divelto la pavimentazione, peraltro

costruita con materiale poco adatto alla bisogna. In sintesi, sarebbe

come cercare di costringere un piede della misura del 45 in una scarpa

del 35, peraltro con una tomaia estremamente poco resistente. Si dirà,

come mai si è verificata una cosa, peraltro assolutamente prevedibile?

Nostro compito e funzione è quello di segnalare i problemi. Il lettore

potrà ovviamente fare le considerazioni dovute e in parte ovvie.

Sorvoliamo volutamente sulle cause del fenomeno che comporterebbe

inevitabili risvolti polemici, che esulano dal nostro presente

intento, che è semplicemente quello di mostrare soluzioni ed epiloghi

diversi. Addentrarci in altri tipi di ragionamento ci porterebbe

inevitabilmente a vederci appioppati un etichetta di partigianeria, da

cui rifugiamo e ci imporrebbe, altresì, di impelagarci nell’articolato

e complesso rapporto tra politica e tecnici e su come quest’ultimo

possa risentire di vari tipi di condizionamento. Nei viali mostrati

nelle foto gli alberi hanno trovato una valida collocazione in

marciapiedi ampi e la pavimentazione è stata costituita da blocchi

pesanti di cemento. La combinazione di questi due elementi ha

decretato il successo del trapianto e ha evitato di dovere ricorrere

alla misura estrema e dolorosa, non solo per le casse pubbliche, di

dovere abbattere alberi. La nostra totale incompetenza in materia ci

impedisce di fare altri tipi di considerazioni.

Il nostro è solo un punto di vista di un osservatore che, a volte,

lascia correre e sconfinare i pensieri. Facciamo, pertanto, qui punto,

non senza un invito alla riflessione, al solo scopo di evitare per il

futuro operazioni simili.

Massimo Conocchia

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

error: - Contenuto protetto -