La cornice del Governo Meloni

La nascita del Governo Meloni, il XIX della Legislatura, rappresenta, dal punto di vista politico, innegabilmente,un’assoluta novità.

Per la prima volta nella storia repubblicana, una donna è stata chiamata a ricoprire la carica di Presidente del Consiglio, facendo cadere quel tabù che ha visto sedere sullo scranno più alto del potere esecutivo, dalla nascita della Repubblica e sino ad oggi, solo uomini.

Oltre a ciò, il risultato uscito dalle urne, certificando un consenso molto ampio di Fratelli d’Italia, in forza dei numeri dei parlamentari eletti, 118 alla Camera e 63 al Senato, ha prodotto l’effetto di spostare il baricentro politico verso una dimensione conservatrice, con tutti le conseguenze in ordine all’attuazione di un programma retto dai principi e dalle misure, di famiglie politiche connate da questa natura.

La maggioranza, solida nei numeri in entrambe le camere parlamentari, vede la presenza dei partiti Lega, Forza Italia e Noi Moderati, che nel corso degli anni, salvo rare eccezioni, hanno saputo tener fede ad un accordo di coalizione, nella sostanza omogeneo, premiato dagli elettori.

Nelle dichiarazioni programmatiche al Parlamento, il Presidente Meloni, facendo riferimento ad un susseguirsi di maggioranze di governo pienamente legittime sul piano costituzionale, ma “drammaticamente distanti dalle indicazioni degli elettori”, ha inteso sugellare la nascita di un governo politico di legislatura,pienamente rappresentativo della volontà popolare.

Sulle questioni di politica estera e comunitaria, uno dei temi più controversi nella fase della campagna elettorale, il nuovo Presidente del Consiglio ha ribadito la netta collocazione internazionale, europea ed atlantica dell’Italia. Il Paese continuerà ad essere partner affidabile in seno all’alleanza atlantica sul presupposto di un costante rispetto degli impegni presi, perché solo queste condizioni possono garantire quell’autorevolezza per chiedere a livello europeo e occidentale, ad esempio, che gli oneri della crisi internazionale siano suddivisi in modo più equilibrato partendo dalla questione energetica.

Nei rapporti con l’Unione Europea, definita come la casa comune europea, Giorgia Meloni ha parlato di regole condivise, anche in ambito economico-finanziario. Il Governo rispetterà le regole attualmente in vigore, e nel contempo offrirà il suo contributo per cambiare quelle che non hanno funzionato, a partire dal dibattito in corso sulla riforma del patto di stabilità e crescita. 

Appare chiaro come il contesto nel quale si troverà ad agire il Governo sia molto complicato, forse il più difficile dal secondo dopoguerra ad oggi. Le tensioni geopolitiche e la crisi energetica frenano la auspicata ripresa economica post-pandemia.

Le previsioni macroeconomiche per il 2023 indicano un marcato rallentamento dell’economia italiana, europea e mondiale, in un clima per di più di assoluta incertezza. In termini evolutivi negli ultimi vent’anni l’Italia è cresciuta complessivamente del 4%, mentre Francia e Germania di più del 20%. Negli ultimi dieci anni l’Italia si è collocata negli ultimi posti in Europa per crescita economica e occupazionale, con la sola eccezione del rimbalzo registrato dopo il crollo del Pil nel 2020.

Crescita bassa o nulla, quindi, accompagnata dall’impennata dell’inflazione che ha superato il 9% nell’area euro e ha indotto la BCE, al pari di altre banche centrali, per la prima volta dopo 11 anni, a rialzare i tassi di interesse. Una decisione da molti reputata azzardata e che rischia di ripercuotersi sul credito bancario a famiglie e imprese, e che si somma a quella già assunta dalla stessa Banca centrale di porre fine, a partire dal 1° luglio 2022, al programma di acquisto di titoli a reddito fisso sul mercato aperto, creando una difficoltà aggiuntiva a quegli Stati membri che hanno un elevato debito pubblico.

Per quel che riguarda l’Italia i fondamentali dell’economia sono solidi, essendo tra le poche nazioni europee in costante avanzo primario. Il risparmio privato delle famiglie italiane ha superato la soglia dei 5 mila miliardi di euro e, in un clima di fiducia, potrebbe sostenere gli investimenti nell’economia reale. Ma ancor più di questi dati, già significativi, sono importanti le potenzialità ancora inespresse che ha l’Italia. 

La strada maestra è quindi la crescita economica, duratura e strutturale. 

Nei prossimi mesi, si misureranno sul campo gli effetti delle azioni e delle misure che saranno attuate dal nuovo Governo, in ambito economico e sociale, per garantire quel processo di stabilità e crescita di cui il Paese ha costante ed assoluto bisogno.

Quello che emerge, rappresentandone la cornice di riferimento e spazio di manovra del nuovo Governo, è che lo stesso potrà contare su una solida maggioranza in grado di assicurare stabilità politica e che, le politiche economiche e sociali per cui vi è l’impegno espresso a realizzare, saranno strutturali con lo sguardorivolto ad un orizzonte di medio e lungo periodo.

Angelo Montalto

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