La democrazia è donna
Accadeva proprio oggi. Eh sì il 28 ottobre del 1922 le squadracce fasciste con alla guida Mussolini marciarono su Roma coprendo di nero la città eterna. I preparativi di quel giorno cominciarono a Napoli proprio quattro giorni prima, il 24 infatti, Mussolini nella città partenopea urlava con il suo scarno ma efficace lessico ” O ci daranno il governo o lo prenderemo calando su Roma”.
A proposito di questo tragico giorno è importante, secondo me, ricordare il ruolo importante che hanno avuto le donne non solo, come è ampiamente documentato dalla storiografia, nella lotta partigiana sui monti, ma anche durante quei momenti in cui i fascisti si impadronirono del potere e lo usarono per sgretolare le deboli basi democratiche del nostro paese.
Secondo l’analisi degli storici, infatti, l’opposizione di molte donne nei confronti delle squadracce è stata notevole, ma allo stesso tempo anche notevolmente occultata dai rapporti di polizia, coprendo il fenomeno. La rivolta femminile ha da sempre spaventato gli squadristi, le donne fin dall’inizio del terribile ventennio non si spaventarono a schierarsi contro le idee e soprattutto le manifestazioni violente dei fascisti. Alcuni squadristi infatti scrivevano che il comportamento di quelle donne risultava addirittura “stranissimo”. Mi fa quasi paura immaginare ad un uomo che pensa alla stranezza che provoca la visione di una donna in grado di opporsi e rifiutarsi di fare il saluto romano. Ebbene sì questa donna si chiamava Fedora Farolfi e non volle inchinarsi al regime, per questa sua presa di posizione “alla donna le furono fatti togliere gli abiti, fu cosparsa di fuliggine e fu presa a manganellate” (Repubblica 27 ottobre 2022).
Ci sono moltissimi altri esempi di giovani ragazze che mosse da spirito di libertà si ribellarono andando incontro, in tanti casi, alla morte. Mi fa piacere ricordare questo caso specifico forse perché in passato lessi la biografia di questa donna, rimanendo colpito dalla dignità di quel gesto, di quel rifiuto categorico alla volontà imposta da chi avrebbe portato l’Italia verso la dittatura. Lo stesso gesto che ha compiuto Mahsa Amini morta il 16 settembre di quest’anno a Teheran perché si è rifiutata di portare il velo, è stata uccisa dalla polizia morale gesto che ha scatenato la rivolta di tantissime donne che hanno deciso di prendere una posizione dura verso il regime iraniano.
Mi preme concludere che oggi come oggi ci sia il rischio e il pericolo che si possano fare dei passi indietro, a proposito di certe libertà che siamo stati in grado di ottenere soprattutto grazie all’esempio di tante donne, forse più degli uomini.
Angelo Garotti