Giorgia Meloni tra vecchie e nuove sfide

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Il risultato elettorale è stato netto e inequivocabile, consegnando una  schiacciante vittoria al Centro-Destra (sarebbe più giusto dire alla Destra, tenuto conto che FdI ha quasi il doppio dei consensi degli altri due alleati messi insieme).

La Coalizione vittoriosa, se ha dimostrato una grande capacità di coesione come cartello elettorale, comincia già a presentare, però, qualche crepa come maggioranza che si appresta a governare. Le intemperanze e le incaute dichiarazioni di Silvio Berlusconi, la malcelata insofferenza di Salvini, sanno assai più di buon viso a cattivo gioco che di coesione, necessaria, per guidare il Paese in uno dei momenti più difficili della sua storia. Il Presidente del Senato è stato eletto grazie ai voti di una parte delle opposizioni, senza le quali non ce l’avrebbe fatta. L’avvio, pertanto, non è stato dei migliori. 

E’ appena iniziata un’esperienza di governo che vanta diversi primati: prima donna leader in Italia; primo governo con premier eletto dal 2008; netta e chiara maggioranza nei due rami del Parlamento. Il neo Presidente del Consiglio si appresta, però, a governare con una maggioranza tutt’altro che coesa, con mal di pancia evidenti delle forze alleate, che finiranno, inevitabilmente per avere un potere logorante, la cui efficacia dipenderà molto dal carisma e dalla forza che Giorgia Meloni dimostrerà di avere sul piano interno e su quello internazionale. Non a caso il nuovo capo del Governo si è apprestata a rassicurare l’Europa e la Nato circa la nostra collocazione e le intenzioni del governo. Atto doveroso ma che porta con sé un inevitabile freno alla realizzazione di un programma elettorale che prometteva interventi sul piano sociale, pensionistico e fiscale, difficili da fare conciliare con le rigide regole imposte da Bruxelles. Altro tema importante, irrisolto e forse irrisolvibile, è il Meridione. La Meloni ha vinto essenzialmente al Nord, in una competizione diretta con una Lega in declino. Ha, invece, perso al SUD, che ha scelto in prevalenza Conte per le sue rassicurazioni su tematiche di sostegno alle fasce più deboli, in ordine alle quali FdI ha detto con chiarezza di volerle per lo meno rivedere. Recuperare consensi al SUD non sarà facile in questa contingenza. Non a caso, dagli ultimi sondaggi, i 5 Stelle sono quasi al 18% e hanno praticamente raggiunto il PD, che continua la sua progressiva  emorragia. Altro tema delicato, la squadra di governo, sicuramente politica, come era prevedibile da una coalizione elettorale vincente. In questo ambito, si poteva, però, sicuramente fare di più e meglio, a giudicare da una prima occhiata a una squadra di ministri in buona parte riciclata dall’ultimo esecutivo Berlusconi, quello, per intenderci, spazzato via per manifesta incapacità, sotto le pressioni dell’Europa, per fare posto al governo Monti, che si è caratterizzato per lacrime e sangue, con un notevole taglio sul piano dei diritti e del welfare (La Fornero è solo uno degli esempi del metodo di quell’esecutivo).

La prima sfida per Giorgia Meloni sarà quella di attutire gli effetti del caro energia su famiglie e imprese, che assorbirà, inevitabilmente buona parte delle risorse. A meno di una poco probabile, ulteriore concessione in termini di scostamento di bilancio, sarà difficile per il nuovo governo potere agire incisivamente su pensioni – senza un intervento da gennaio 2023 tornerà la Fornero – e flat tax, solo due tra i tanti cavalli di battaglia sui quali quella coalizione ha vinto nettamente le elezioni.

Insomma, una serie di sfide notevoli che metteranno e da subito il nuovo esecutivo alla prova dei fatti. L’auspicio, per il Paese, è che l’intera squadra si dimostri all’altezza del gravoso compito e che le intemperanze dei giorni scorsi rappresentino solo fisiologiche scosse d’assestamento e colpi di coda di qualche vecchio caimano che rivendica una scena ormai definitivamente perduta per varie ragioni, dall’anagrafe a tanti altri aspetti su cui preferiamo non esprimerci.

Auguri Giorgia e, soprattutto, in bocca al lupo all’Italia.

Massimo Conocchia

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