Dinosauri paracadutati su un popolo da sempre beffato

La pubblicazione delle liste elettorali dei vari partiti ha rispettato, nella maggior parte dei casi, le attese. Le varie segreterie hanno assolto “degnamente” alla loro funzione, ossia quella di riempire a loro piacimento delle caselle con personaggi in prevalenza usurati e imposti,  privi di legami col territorio, fedeli a un copione che garantisce loro un potere assoluto in barba a quel popolo, che, da tempo, è stato privato di ogni diritto di scelta. Alcuni esempi gridano vendetta: Pier Ferdinando Casini, dopo quarant’anni – e per l’undicesima volta – viene ricandidato in un collegio blindato della “rossa” Bologna, facendo digerire a quel popolo con quella storia una figura che nulla ha a che fare con la Sinistra. Mi si dirà: il PD non è la Sinistra e Letta è un democristiano. Vero, ma bisognerebbe anche farlo capire a quelle milioni di persone che sono ancora convinte di vedere in quella forza le vestigia e l’anima di  movimenti che hanno avuto in quell’ambito un passato glorioso. Tutto questo avveniva prima che due segretari non di Sinistra svuotassero quel movimento da ogni “impurità”, rendendolo quello che oggi è sotto gli occhi di tutti. Una nuova DC, che guarda al Centro e vede in F.I. un interlocutore valido. In mezzo a tanti paracadutati, anche dalle nostre parti, si riaffacciano nomi noti, presenze abituali solo in campagna elettorale, che credono che l’alternanza debba svilupparsi tra componenti di una stessa famiglia, via il marito, avanti la moglie, presenza “discreta” da ormai più legislature. Più alternanza di così!

Con l’unica eccezione dei 5 stelle che, se non altro, hanno riconfermato il vincolo dei due mandati, senza deroghe, e sottoposto il tutto al vaglio degli iscritti, in tutti gli altri casi, le candidature si sono svolte nel chiuso delle segreterie centrali. Prima dei 5 stelle, per la verità, ci fu nella storia repubblicana un’altra forza che aveva adottato il vincolo dei due mandati, era il P.C.I., che pure, però, prevedeva delle deroghe per i dirigenti storici.  “La prima legislatura è  per apprendere, la seconda per rendere”. Era questo il motto. Sempre il partito di Berlinguer chiedeva ai suoi eletti nei vari organismi (non solo deputati) la sottoscrizione di una delega con la quale si impegnavano a rinunciare a una fetta di retribuzione per sostenere il partito e prevenire forme di finanziamento illecito. Come i 5 stelle, il P.C.I. era bersaglio della maggior parte della stampa, tutta votata a servire il padrone di turno. In virtù della lottizzazione, in verità, al P.C.I. era toccata una rete televisiva. Ai 5 Stelle, partito di maggioranza relativa nella legislatura appena conclusa, neanche quella. L’imperativo è stato, ed è tutt’ora, quello di silenziarli, non dargli voce. Noi, per formazione, preferiamo stare dalla parte opposta rispetto a  un sistema di potere logoro e stantio, teso solo alla propria autoconservazione, che non tollera il pensiero divergente, che punisce che osa esprimere opinioni diverse dalla maggioranza. Il PD ha escluso dalle liste e da una candidatura sicura il giovane capolista in Basilicata, Raffaele La Regina, reo di avere criticato Israele, in quanto in passato aveva postato dei tweet sostenendo che quello Stato occupi illegalmente l’intera città di Gerusalemme. Bastava ripercorrere un po’ di Storia degli ultimi ottant’anni per capire e vedere che c’erano delle risoluzioni ONU che assegnavano precise ripartizioni di quel territorio e che prevedevano, accanto a uno stato ebraico, la nascita di uno Stato palestinese e che, particolarmente la risoluzione 181, non prevedeva Gerusalemme come capitale dello Stato Ebraico ma come “corpum separatum”. Detta risoluzione è rimasta lettera morta, anche, per la verità, per resistenze da parte araba. Ancora l’ONU con la risoluzione 478 ha definito priva di validità giuridica la decisione unilaterale del parlamento israeliano nel 1980 di proclamare unilateralmente Gerusalemme come città “unica e indivisa”. Sempre l’ONU, nel 2017, col voto favorevole dell’Italia, bocciò la proposta dell’amministrazione Trump di spostare l’ambasciata americana nella città vecchia, non riconoscendo, in tal modo, Gerusalemme come capitale unica del solo Stato di Israele. La presa di posizione del giovane lucano non poteva essere tollerata e Letta, dopo un iniziale tentennamento, ha costretto a un passo indietro un giovane candidato che non aveva capito che il pensiero divergente non è contemplato nel nostro sistema. La nostra posizione di uomini liberi è tale da riconoscere la legittimità di entrambe gli Stati (Israele e Palestina) a esistere e ad essere riconosciuti come tali.

Ciò che emerge, alla vigila del voto, è una triste omologazione tra le diverse forze politiche, apparentemente antitetiche ma in realtà unite in un meccanismo di autoconservazione, che prevede il mantenimento dello statu quo e non è permeabile al rinnovamento, che non tollera chi esprime opinioni originali e personali. Il sistema è divenuto sempre meno bipolare e il cosiddetto centro si appresta a fare da ago della bilancia, pronto a intervenire per sostenere qualsiasi governo pur di restare a galla. E’ stato davvero triste al meeting di CL vedere sfilare i vari leaders – tranne Conte, ectoplasma che non ha saputo o voluto integrarsi, pertanto non invitato  – proporre delle soluzioni che erano sostanzialmente simili, sia per la crisi energetica, che per il lavoro, e tanti altri aspetti. In un panorama così desolante è difficile orientarsi. Il nostro voto sarà sofferto e meditato ma escludiamo di orientarci verso quella forza che ha sempre fatto perno sull’abitudine del suo elettorato di turarsi il naso in cabina. Stavolta proprio no!

Massimo Conocchia

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