Le cose si facevano con serietà, ma…

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Allora le cose si facevano con serietà! – Quante volte abbiamo sentito ripeterlo con riferimento agli anni immediatamente successivi all’Unità d’Italia?

Ne siamo sicuri? Giudichi ognuno.

Uno dei grandi rivoluzionari, che lasciò scritto il suo nome nel Risorgimento italiano è Domenico Mauro sandemetrese, repubblicano. Fu eletto nel primo Parlamento italiano, ma, per quanto detto, era assai scomodo.

Nel 1865 si torna alle urne. Lo scomodo Mauro, repubblicano fervente, bisognava farlo fuori. Gli si contrappose, nel Collegio di Corigliano, l’acritano Vincenzo Sprovieri, repubblicano, per modo di dire e confacente al novo Stato.

Il nostro potrebbe essere giudizio di parte, per qualcuno, e, perciò, riportiamo atti sui quali invitiamo a riflettere.

Siamo nella riunione della Camera, nella tornata del 24 novembre 1865. Si convalidano i nuovi eletti. Il relatore Salvagnoli precisa: “Ho l’onore di riferire a nome del II ufficio l’elezione del Collegio di Corigliano Calabro”. Il collegio aveva 832 elettori. I votanti furono 619. Vincenzo Sprovieri ottenne 333voti. Domenico Mauro 198. Gli altri, precisa il relatore “andarono dispersi o dichiarati nulli”. Sottolinea, ancora che le elezioni “procederono tutto regolarmente” e Sprovieri fu proclamato deputato.

Vi fu chi credeva nella espressione iniziale e protestò: “L’elettore La Groppa, nella sezione di Bisignano, che i voti che sarebbero stati dati allo Sprovieri erano stati procurati da amici suoi con lettere e sollecitazioni personali”. L’elettore Angelo Salvidio della sezione principale di Corigliano Calabro dichiarò: “che nelle liste elettorali si comprendevano 11 analfabeti che non potevano essere inscritti; che sei elettori non avevano il censo elettorale; che due altri elettori erano condannati a pena infamante, che infine il presidente dell’uffizio era lo stesso candidato”.

Le cose si facevano con serietà, specialmente quando c’era per lo mezzo quanto doveva essere funzionale alla Nuova Italia.

L’ufficio elettorale sentenziò: “quanto ai difetti allegati sulle liste elettorali non poteva tenerne conto, imperocchè reclami simili conveniva farli in tempo debito avanti l’autorità competente”.

E poi: “un solo analfabeta diede il voto” e “i non aventi censo e i condannati non si erano neppur presentati nella sala dell’elezione”. E, il candidato presidente dell’ufficio? La legge non lo impediva “né si può dire che la presenza del candidato alla presidenza dell’ufficio definitivo influisse sulle operazioni elettorali”.

L’ufficio della Camera preposto “esaminate attentamente le carte, verificata la verità delle cose esposte (…) ritenuto che nessuna prova venne addotta dinanzi alla Camera come dichiarava di voler fare il reclamante Salvidio intorno ai fatti che riguardavano, secondo lui qualche maneggio elettorale”; tutto era regolarissimo. L’elezione fu convalidata all’unanimità.

Mauro fu fatto fuori!

Tutto si faceva per bene dai nuovi governanti? Giudicatelo voi.

Giuseppe Abbruzzo

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