Orgoglio e pregiudizio

Ieri sera, al confine tra i Comuni di Cassano all’Ionio e Francavilla Marittima,  sono stati dati alle fiamme tre mezzi appartenenti alla ditta Sposato. Sulla matrice dolosa non vi sono dubbi, anche perché c’è un precedente che risale a circa un mese e mezzo fa. Allora come ora si tratta di imprese impegnate nei lavori sulla SS106 jonica.

Ne scrivo qui perché la famiglia Sposato è originaria di Acri. E’ anche la mia famiglia.

In questi minuti si susseguono i messaggi di vicinanza e solidarietà, così come accadde un mese e mezzo fa.

E’ un atto di una barbarie inaudita, non tanto e non solo per il danno economico, che pure è rilevante, ma perché gesti simili ti colpiscono nel profondo, destabilizzano un sistema di valori di chi ha vissuto una vita intera credendovi e trasmettendoli a figli e nipoti.

Conosco Pino e Peppe Sposato ormai da più di due decenni. Sono un loro nipote acquisito e ne sono orgoglioso.

So che queste cose fanno male e ti spingono a chiederti se ne vale la pena, se è giusto continuare a lottare in questa terra bellissima e maledetta, se ai figli e ai nipoti stai indicando la giusta direzione.

E’ un attimo, perché i delinquenti che hanno appiccato il fuoco ieri sera non sanno cha le fiamme posso distruggere dei mezzi, ma non l’orgoglio di una famiglia che ci mette l’anima in quello che fa.

Non più tardi di una settimana fa, il procuratore Nicola Gratteri a Castrovillari a ha detto: “Col nostro lavoro ci interesseremo anche di questi territori, quindi non vi sentiate assolutamente abbandonati”.

Mi perdoni se le dico che oggi quello dell’abbandono è il sentimento prevalente, e mi viene da chiedere a che punto siano le indagini dell’intimidazione di un mese e mezzo fa. Il fuoco di ieri sera rimarrà un episodio nella storia di un’azienda, fatta di Uomini e da Uomini, che è un modello anche oltre i confini regionali, ma così non si può più andare avanti. E’ sì un problema culturale, ma se non si interviene efficacemente per affrontarlo è una frase fatta, un luogo comune, aria fritta.

No so quanto possa servire, ma voglio manifestare pubblicamente a Pino Sposato, alla sua famiglia, che è la mia famiglia, non l’invito a non mollare, perché non ce n’è bisogno, ma il riconoscimento (e la riconoscenza) di essere una guida, un esempio, un modello. E le fiamme non bastano a bruciare i modelli.

Piero Cirino

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