Manifestare liberamente il proprio pensiero
In un tempo come il nostro, dove il novero e la tecnologia dei mezzi di comunicazione di massa stanno assumendo,con una forza ed una capacità di penetrazione prima impensabili, un ruolo sostanziale nella vita delle singole persone e del loro modo di essere e vivere in comunità, si pone la necessità di una seria e ponderata riflessione sul diritto a manifestare il proprio pensiero.
Innegabilmente, i nuovi strumenti a disposizione, offrono possibilità e spazi di libertà enormi garantendo, ad una quantità indeterminata di persone, di poter esprimere il proprio pensiero.
Da questo punto di vista, il vasto armamentario, rafforzal’esercizio del diritto sancito dall’art. 21 della Costituzione italiana, che costituisce, nella sua dimensione sostanziale, uno dei capisaldi delle democrazie moderne.
Secondo la giurisprudenza della Corte Costituzione Italiana, la libertà di manifestazione del pensiero costituisce “il più alto, forse, dei diritti primari e fondamentali sanciti dalla Costituzione” “condizione … del modo di essere del Paese… “pietra angolare dell’ordine democratico” “fondamento del regime democratico”.
Ad oggi, il diritto rappresenta la cifra della democrazia pluralistica come sistema aperto di comunicazione che coinvolge l’intera società civile ed i suoi rapporti con lo Stato inteso come autorità.
La libertà come concepita, si è così attestata in una condizione delicatissima di ponte o collegamento tra le libertà prettamente individuali, che tutelano la sfera privata della persona e le libertà collettive, che garantiscono l’agire del soggetto nella sfera sociale.
D’altronde, è la circolazione delle idee che porta, tra le altre conseguenze, anche all’affermazione dello Stato democratico.
Se cosi intesa la questione, e non potrebbe essere diversamente, allora non possono non considerarsi i rischi di un non corretto esercizio, nella forma e nella sostanza,del diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero.
Si potrebbe sostenere che un abuso di questo diritto,funzionale alla piena affermazione dello Stato democratico, e la tesi non apparirebbe azzardata, possa rappresentare uno strumento di autodistruzione dell’ordine democratico.
Se è pur vero, infatti, che il diritto a manifestare liberamente il proprio pensiero costituisce un diritto assoluto della persona umana, intesa nella sua accezione stretta, lo stesso comunque risulta connotato della sua intima natura relativa, in quanto da interpretare alla luce delle finalità sociali dipendenti dall’esercizio della libertà stessa, quali la finalità di circolazione del potere politico, di progresso della cultura e, in una versione più moderna, di educazione alla tolleranza.
La libertà di espressione del pensiero, quindi, ha svolto e svolge una funzione sociale, soggetta questa a regole e procedimenti necessari ad evitare che essa si converta in privilegi di pochi e/o strumento di autodistruzione democratica.
In buona sostanza, per evitare i rischi dell’autodistruzione dell’ordine democratico, non solo vi è bisogno di regole certe che pongano limiti all’esercizio del diritto, escludendo la sua garanzia per quei messaggi ritenuti dannosi o pericolosi per la libertà altrui o per la collettività, ma è necessario che ogni individuo si ponga, in una dimensione culturale e di tolleranza, nel pieno rispetto dell’altro, quale sano esercente il suo inalienabile diritto a manifestare il proprio pensiero.
Sa la prima delle esigenze dipende dalle decisioni dell’Autorità, l’altra è intimamente legata ai nostri contegni.
Angelo Montalto