“Che cos’è la Destra, cos’è la Sinistra?”
L’incipit di una nota canzone di Gaber ci serve per esprimere alcuni concetti in merito all’attuale quadro geopolitico, generale e locale. La domanda da porsi è: ha ancora senso definirsi di Sinistra? Parimenti: quali sono i confini ideologici che denotano l’appartenenza a Destra?
Se rispondere a questa domanda era agevole fino a una trentina di anni fa, lo è assai meno oggi, per l’enorme confusione che regna negli schieramenti e per le frequenti invasioni di campo dei vari giocatori, che si spostano agevolmente da una parte all’altra dello schieramento, con l’elettorato che, assai spesso, premia queste giravolte.
A livello nazionale assistiamo a un governo sostenuto dal 90% delle forze politiche attualmente presenti in parlamento, che parla un’infinita di idiomi che l’interprete principale (Draghi) fatica sempre più a sintetizzare. Chi volesse divertirsi, troverà molti deputati e senatori che hanno praticamente fatto tutto il giro dell’emiciclo, a volte nell’ambito di una stessa legislatura. A livello locale, dal punto di vista appena enunciato, nell’ultima competizione, si è registrata una sostanziale equivalenza dei vari schieramenti, all’interno dei quali si trovano storie e umanità le più composite, che, incredibilmente, riescono a stare insieme. Se qualcuno ci chiedesse, ritornando a Gaber, dove sta la Destra e dove sta la Sinistra, confessiamo che faremmo seria difficoltà a rispondere, tranne, forse per qualche aspetto autolesionistico, tipico, che contraddistingue frange, che, sebbene ammantate dellemigliori premesse ideologiche, finiscono, di fatto, per avere un effetto paradosso.
Se è vero che le idee e le istanze camminano sulle gambe degli uomini, tenuto conto dell’ambivalenza di molti, si capisce come mai la confusione regni sovrana e l’elettorato, per circa il 50%,preferisca non partecipare al voto.
La nostra, come stabilito all’inizio della campagna elettorale, è una posizione di semplici osservatori, non partigiani e, proprio per questo, più libera di esprimersi senza condizionamento alcuno. Essere neutrali, però, non vuol dire essere ciechi o sordi, significa semplicemente mettere in evidenza fenomeni allarmanti da una parte (l’enorme confusione di ruoli e posizioni), e atteggiamenti scarsamente incisivi dall’altra, col rischio di alimentare ulteriore confusione in un elettorato sempre più disorientato.
Le peculiarità di questa campagna elettorale sono state notevoli, alcune – ovviamente dal nostro punto di vista – positive, altre meno.
La nostra onestà intellettuale ci porta a riconoscere al Sindaco uscente – del quale non siamo mai stati sostenitori – una straordinaria capacità politica che lo ha portato, dopo 5 anni di governo, a sfiorare la vittoria la primo turno, cosa che, come giustamente sottolineato da più parti, non trova paragoni negli ultimi decenni. Tutto questo non può essere frutto del caso ma di capacità politiche che disconoscere non sarebbe onesto. La coalizione guidata da Natale Zanfini ha avuto il merito di avere messo insieme una squadra praticamente alla viglia della campagne elettorale, svincolata da partiti, con una Destra andata in frantumi e, con solo delle LISTE CIVICHE ha sfiorato, in una condizione di palese inferiorità, il 40% dei consensi. Si tenga conto, per di più, che Zanfini si riaffacciava sulle scene dopo anni di assenza e, si ribadisce, senza alcun apparato a supporto. Nelle periferie ha spopolato, assai meno nel Centro, dove il Sindaco uscente l’ha fatta da padrone.
La coalizione di Sinistra e M5S, ha avuto il merito, con sole due liste, di avere raggiunto il 10% dei consensi e di avere riesumato e rianimato una Sinistra sostanzialmente distrutta da scelte opinabili del recente passato. Giusto, pertanto, riconoscere questo sforzo. L’atteggiamento di sofferta neutralità al ballottaggio è una scelta rispettabilissima, sulla quale ci asteniamo da ogni giudizio e i cui effetti appaiono abbastanza prevedibili. Non riteniamo spetti a noi, osservatori esterni, dilungarci su scelte e dinamiche interne ma, sicuramente, nei commenti del dopo voto, ci sarà chi, più qualificato e titolato di noi, sarà in grado di far comprendere il perché di una scelta e le sue conseguenze. Di sicuro, tra le spiegazioni, non potrà esserci quella della collocazione dei due schieramenti che si sfideranno al ballottaggio, posto che, da una parte, c’è una formazione, almeno semanticamente di Sinistra e, dall’altra, un movimento civico. In ogni caso, ci saranno tempi e modi per gli interpreti di spiegare a fondo quest’atteggiamento.
Facciamo qui punto, augurando al nuovo Sindaco, chiunque esso sia, di potere gestire al meglio una Città dal passato glorioso e che, da 27 giugno, dovrà riconoscersi in una figura di sintesi che rappresenti tutti e siamo sicuri che entrambi i candidati hanno le qualità per non deludere queste aspettative.
Massimo Conocchia .