Apparentamenti e corretta informazione
Al netto del delirio di autocelebrazione di penosi casi umani, con cui rischiano di aggiungere l’ennesima cantonata al loro ricco palmares, riassumo qui la questione relativa al riparto dei seggi.
Che non è nata per la brillante intuizione di chi si dice “al servizio” di una corretta informazione, ma sorge solo con il cosiddetto apparentamento tecnico.
Ne parlo qui, con il proposito di non farlo più fino a domenica prossima, per non contribuire a rendere ancora più tossico il clima già inquinato della campagna elettorale. Ma non per questo rinuncio a esprimere delle semplici considerazioni.
Nella situazione data, e ipotizzando l’accordo formalizzato tra Cofone e Zanfini (altrimenti tutta questa discussione sarebbe accademica, e per molti aspetti oziosa), ci sono due diverse interpretazioni circa la ripartizione dei seggi. C’è chi dice che vada fatta a monte, e qui c’è la maggioranza dei consiglieri per la coalizione di Capalbo (9 su 16); e chi invece sostiene che vada fatta a valle, cioè, in caso di apparentamento, inserendo anche nella ripartizione complessiva dei seggi le eventuali liste “apparentate” nella coalizione, in questo caso di Natale Zanfini, con conseguente parità in consiglio, 8 a 8, e voto determinante del sindaco, che, lo ricordiamo, è anche un consigliere comunale.
Ieri abbiamo pubblicato un articolo in cui a sostegno della prima tesi (maggioranza già ora in consiglio della coalizione di Capalbo) vi sono due pronunce del Consiglio di Stato, una del Tar Calabria e il commento a margine delle elezioni di Rende del 2014 del presidente dell’Ufficio Centrale Elettorale. A suffragare l’altra tesi finora non è saltato fuori alcun documento che si riferisca a sentenze, e non a interpretazioni, talora strampalate, della legge. Verranno fuori? Bene, ne prenderemo atto e sarà materia per i tecnici.
Il virgolettato di un esperto che non si firma può averlo scritto chiunque, e, in ogni caso, al parere di un esperto se ne può contrapporre un altro di diverso tenore.
Personalmente parto da un presupposto, non so quanto fondato, ma che ha una sua logica: nel primo turno l’elettorato ha espresso un verdetto chiaro. Ha dato la maggioranza delle liste a una coalizione. Questo deve trovare corrispondenza nel prossimo consiglio comunale.
Questo mi inserisce di diritto in una fazione politica? Spero proprio di no, visto che sono stato tra i più accaniti sostenitori della tesi del tradimento della volontà popolare quando Mario Bonacci passò in maggioranza. Questa testata ha sempre rimarcato l’equidistanza dalla competizione elettorale e dai suoi protagonisti, e sfido chiunque a provare il contrario, ma personalmente non rinuncio a esprimere idee solo perché sui social ognuno si arroga il diritto di distribuire patenti, in molti casi essendone privo. Io ci metto faccia e firma.
Piero Cirino