Ripartizione dei seggi in consiglio comunale, il “Caso Rende” del 2014 e una sentenza del Consiglio di Stato si schierano con Capalbo

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Domani scadono i termini per formalizzare eventuali apparentamenti in vista del turno di ballottaggio di domenica prossima.

Oggi, con una certa insistenza, è circolata la voce di un accordo tra la coalizione di Natale Zanfini (Coalizione Civica Acrese) e quella di Angelo Giovanni Cofone (Alternativa per Acri).

Nella prima vi sono liste civiche, nella seconda Sinistra Italiana e Movimento 5 Stelle.

Per l’intera giornata è stato un susseguirsi di interpretazioni circa l’attribuzione dei seggi.

In sostanza, secondo la coalizione di Pino Capalbo, che nel primo turno ha ottenuto la maggioranza assoluta dei voti delle liste (51,64%), indipendentemente dalle ipotesi di apparentamento, nel prossimo consiglio comunale avrà comunque 9 seggi su 16, cioè la maggioranza, al di là dell’esito del ballottaggio.

Secondo i sostenitori di Natale Zanfini i seggi vanno invece assegnati tenendo conto del fatto che con l’apparentamento anche le liste di Cofone fanno parte della coalizione e, in caso di vittoria, si avrebbe una situazione di parità in consiglio, 8 consiglieri ciascuno, con il voto determinante del sindaco che gli permetterebbe comunque di governare.

In occasione delle elezioni Comunali di Rende, nel 2014, come riportato in un articolo apparso su “Il Quotidiano del Sud” del 15-06-2014, il presidente dell’Ufficio Centrale Elettorale, Genise, spiegava che “l’ufficio ha dovuto sobbarcarsi un calcolo piuttosto complesso, trovandosi davanti anche ad un caso d’apparentamento. Innanzitutto ha ripartito i 9 seggi, spettanti alla minoranza, tra le coalizioni e le liste secondo quelli che erano i risultati e le composizioni del primo turno. Il D’Hondt ha assegnato 7 seggi alla coalizione di Verre, 1 seggio a quella di De Rose e un altro a Miceli. Nessun seggio, in questo primo passaggio, alla lista di Cuzzocrea. Al riparto dei seggi tra le singole liste, però, Cuzzocrea concorre insieme a quelle di Verre – e sul totale dei seggi spettanti alla sua coalizione – in virtù dell’apparentamento. Il seggio, in questo caso, scatta per Centro democratico che ha l’ultimo quoziente utile”.

C’è poi una sentenza del Consiglio di Stato, la n. 3672, del 21 giugno 2012, in cui si legge: “nel caso di elezioni per la formazione di un Consiglio comunale tenutesi in due turni, il meccanismo della prededuzione previsto dall’art. 73, comma 11, del T.U.E.L. opera a valle del riparto dei seggi fra le liste e prende a base i gruppi originari presentatisi al primo turno, in modo che ciascun candidato sindaco non eletto riceva il seggio di consigliere a carico della propria lista (o gruppo di liste) a lui collegate nel primo turno elettorale”. Qui parla del meccanismo della prededuzione, ma la ratio è la stessa.

Questo orientamento è confermato, a proposito del “Caso Rende”, anche dalle sentenze del Tar Calabria, n. 01665/2014, e del Consiglio di Stato, n. 04419/2015.

Sono passaggi che sembrerebbero avallare l’ipotesi del riparto dei seggi fatto al primo turno, poi, ovviamente, la decisione ultima spetta all’Ufficio Centrale Elettorale, che nel caso specifico è presieduto dal magistrato Maurizio Pancaro.

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