Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento (Pcto)
I Percorsi formativi per il conseguimento di Competenze Trasversali e per lo sviluppo della capacità di Orientarsi nella vita personale e nella realtà sociale e culturale sono stati istituiti per le scuole superiori nel 2018. Il percorso prevede 210 ore negli istituti professionali, 150 nei tecnici e 90 nei licei a partire dal terzo anno. Questi percorsi vengono inquadrati nel contesto più ampio dell’intera progettazione didattica e sono un’esperienza di esplorazione degli ambienti esterni fuori della scuola. Il percorso prevede la progettazione di percorsi di formazione volti alla sperimentazione e esplorazione di competenze sociali e trasversali. Queste attività prevedono il capovolgimento delle tradizionali modalità di insegnamento e richiedono di progettare una didattica innovativa, frutto di un progetto concordato per la soluzione di problemi, lo sviluppo di attività imprenditoriali con l’apporto del territorio (aziende, enti culturali, centri di ricerca, università, etc.).
Le Università collaborano a molti di questi progetti con le scuole. La Sapienza ne svolge circa 200 ogni anno attivando reti di collaborazione con molte delle scuole secondarie della città di Roma e della Regione. I percorsi coprono tutte le aree disciplinari, da quelle tecnologiche, a quelle sanitarie a quelle sociali. Da alcuni anni il Dipartimento di Sociologia offre un percorso di PCTO rivolto alle scuole superiori dal titolo “Conoscere la società: metodi di ricerca per studiare il nostro mondo”. Quest’anno il percorso è stato realizzato con la collaborazione di alcuni licei di Roma e si è formato un gruppo di 35 studenti (di terzo, quarto e quinto anno) che nell’arco di alcune settimane hanno realizzato un percorso di 30 ore complessive di lavoro volto a riflettere sulla società contemporanea, sul ruolo dei giovani, sulla scelta universitaria, sulle immagini del futuro. Gli studenti hanno frequentato per diverse settimane le aule universitarie, discusso con i docenti e riflettuto sulle loro scelte. Hanno partecipato in modo maturo alla discussione sul ruolo della scuola, sul ruolo degli insegnanti, hanno criticato il modello scolastico fondato, a loro avviso, solo sull’interrogazione e il voto, hanno dichiarato di avere spesso in aula professori poco empatici, poco attenti alle loro esigenze e impreparati a gestire la generazione che ha dovuto subire la reclusione digitale della pandemia. Nel percorso hanno realizzato interviste con i loro insegnanti, hanno usato la loro voce fuori dalle strette regole scolastiche, hanno fatto una piccola esperienza di adultità.
In uno dei lavori svolti all’Università si sono riuniti in gruppo e hanno dovuto discutere attorno ad alcune domande:
– con quali aggettivi definisci la tua generazione;
– cosa critichi delle generazioni precedenti;
– quali le sfide future che la tua generazione dovrà affrontare.
Sono emerse diverse cose meritevoli di attenzione. Tra i tanti aggettivi con i quali questo gruppo di liceali si sono autodefiniti spiccavano: aperti, insicuri, digitali, impauriti, idealisti, globali. Sono stati davvero inclementi verso le generazioni che li hanno preceduti che hanno giudicato come: incuranti del futuro, ingordi e spreconi del pianeta, menefreghisti verso le nuove generazioni, non attenti alle loro esigenze profonde. Sulle sfide che premono dal futuro non hanno dubbi: il destino del pianeta, i rischi della guerra, il cambiamento climatico, le diseguaglianze. Hanno tra i 17 e i 18 anni, si sentono liberi ma anche impauriti, forti ma anche fragili, sanno che le loro scelte saranno difficili e che dovranno forse adattarsi, ma sanno puntare il dito verso gli adulti che predicano bene ma che hanno razzolato abbastanza male. Sentono che il presente è difficile e che il futuro richiederà molte risorse che forse la scuola non riesce a dare loro. Magari si sbagliano… o forse no.
Assunta Viteritti