1848 – Una proposta di Costituzione

Su “Confronto” pubblicammo delle Costituzioni. La cosa suscitò interesse in alcuni docenti universitari, uno dei quali m’ invogliò a ricercare questi antesignani delle moderne costituzioni.

La cosa non è semplice e automatica, come qualcuno potrebbe credere, a volte la ricerca ristagna, altre volte ci si imbatte in qualcosa di interessante.

Nel 1848, anno di rivolte, delle quali non fu esente il regno delle Due Sicilie, si preparò una Costituzione. Sarà interessante sapere che vi fu il “cittadino Giuseppe Dardano” che, in quell’anno diede alle stampe: Progetto di costituzione politica universale, che conviene ad ogni popolo incivilito di Europa, nello stato di progresso-Applicabile al regno delle Due Sicilie – e più all’Italia riunita in una sola Monarchia costituzionale.  Già il titolo contiene l’idea d’una Italia unita.

La “proposta” si sviluppa in cinque parti. La prima contiene le basi della costituzione; la seconda: “Del governo e dei poteri pubblici”; la terza: “Del potere esecutivo”; la quarta: “Potere giudiziario”; l’ultima: “Organizzazione del governo interno della Monarchia costituzionale”.

Sarebbe interessante presentare gli aspetti più significativi, ma si andrebbe per le lunghe. Non possiamo esimerci, però, dal dare qualche stralcio:

“Articolo 1. Gli uomini nascono, vivono sempre liberi ed eguali ne’ diritti. Le distinzioni nella società, non hanno altro fondamento che l’utile comune.

2. Il fine di ogni società politica di Cittadini, si è la conservazione de’ diritti naturali dell’uomo, ed imprescrittibili sempre, che sono la libertà, la proprietà, la sicurezza e la resistenza alla oppressione”.

Riguardo al concetto di libertà si riporta:

“4. La libertà consiste, in poter fare tutto ciò che si dee fare, cioè che non nuoce ad altri, ed alla sicurezza pubblica. Non è libertà il fare ciò che si può fare, e che possa offendere ad altri, o al pubblico. Perciò l’esercizio de’ diritti naturali dell’uomo, non ha altri confini se non quelli che assicurano agli altri cittadini il godimento di questi medesimi diritti. I confini dello esercizio della libertà devono essere determinati dalla legge”.

Questo, secondo Dardano, il concetto di legge:

“La legge è la espressione della volontà generale. Tutti i Cittadini hanno diritto di concorrere personalmente, o per lo mezzo di loro rappresentanti alla di lei formazione. La legge dev’essere la stessa per tutti, sia che protegga, sia che punisca. Tutt’ i Cittadini essendo eguali agli occhi della legge, devono egualmente essere ammessi ad ogni dignità, carica ed impiego pubblico, giusta la loro capacità e morale, e senza altra distinzione fuorché quella della loro virtù e de loro talenti”.

Come si vede i concetti contenuti nella “proposta” sono modernissimi.

Potremmo continuare nel presentare il resto del contenuto, ma basti questo per meditare e a lungo.

Una domanda, però, dobbiamo porla e porcela: – Come mai i nostri testi scolastici, infarciti di tanta retorica risorgimentale, non riportano dei principi fondamentali del buon vivere civile sopra riportati? Erano troppo avanzati per gli anni in cui furono pubblicati? Facevano paura ai libertari finti e alla classe dominante del momento? -.

– Fate voi – era solito ripetere un vecchio abate libertino, al quale dei giovani cantavano versi scurrili.

– Fate voi -, dico anch’io, perché meditare su queste cose è oltremodo importante.

Giuseppe Abbruzzo

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