La schizofrenia paranoide e la politica

A tutti i livelli, in Italia, si assiste a uno scenario inedito e verso il quale, lo confessiamo, ci troviamo impreparati. Una confusione di fondo impera e impedisce di intravvedere percorsi limpidi e schieramenti omogenei.

Lo scenario confuso e pasticciato nazionale sta facendo da sfondo, a livello cittadino, all’incipit della campagna elettorale per le amministrative. Leggiamo di accordi “inediti” annunciati e poi abortiti, di formazioni sulla carta omogenee che faticano a trovare la quadra e coalizzarsi su un nome. Insomma, ad oggi, il quadro è tutt’altro che chiaro.

E, se è vero che mancano ancora più di 10 gg alla presentazione delle liste, è  altrettanto indubitabile che presentarsi con una formazione partorita con fatica alla vigila della scadenza del termine non sarebbe un buon viatico. La nostra posizione di osservatori non partigiani ci permette di vedere con chiarezza lo stato confusionale e la mancanza di strategia che caratterizza alcune formazioni.

I proclami, gli appelli a definire regole universali sono senz’altro utili ma diventano sterili se disgiunti da una capacità di coesione che sia in grado di partorire un’alternativa omogenea.

La frammentazione o, peggio, i tentativi di scissione con una parte di coalizione pronta, in virtù dell’inciucio nazionale, a rafforzare lo schieramento opposto, la dicono lunga sullo stato confusionale imperante. Le alternative, in politica come nella vita, non si improvvisano ma devono essere il frutto di un lavoro di sintesi che deve partire ben prima dell’avvio della competizione e, per essere convincenti, devono essere proposte per tempo e con chiarezza, a cominciare dai progetti e dalle idee per cambiare realmente le cose.

Eppure, gli argomenti non mancherebbero, se è vero che le criticità nei vari settori sono tali da avere ridotto fortemente le offerte e i servizi per i cittadini. Sarebbe stato interessante percepire le idee dei vari schieramenti in fieri in materia di infrastrutture, viabilità, incompiute, sanità, servizi, tributi dopo l’uscita del dissesto, etc. Ad aggi nulla trapela dalle varie formazioni. Attorno ai problemi, abitualmente, si coalizzano le idee e le proposte e con esse le persone che quelle istanze dovrebbero far progredire.

Languono visioni progettuali, se si esclude qualche generico proclama. E’ questo, forse, il vero motivo delle difficoltà a costruire formazioni: il vuoto progettuale, che impedisce di fornire un’idea alternativa di governo e di amministrazione. E’ difficile che una formazione risulti allettante per un eventuale candidato, se questa non definisce anzitempo, assai prima della campagna elettorale, che cosa intende fare nei vari settori.

Tutto ciò comporta un programma preciso e dettagliato, che, partendo da una critica analitica dell’esistente, faccia emergere idee e proposte concrete per migliorarlo. Se non si esce da questo stallo e ci si limita a generiche dichiarazioni oppositive dell’esistente, si rischia di apparire poco credibili e, quindi, scarsamente attraenti, specie da parte di quelle energie fresche e pulite che dovrebbero prestare la propria faccia per portare avanti un progetto.

Fermi, al momento, anche i vari tuttologi, pronti a riprendere la penna – come giustamente osservato da un nostro concittadino qualche settimana fa –  dopo il 13 giugno per giudicare chi governa, spiegando loro cosa e come fare. Si svegliano, come d’incanto, dopo che la battaglia è finita e si sentono liberi di discettare su tutto. Quando ci sarebbe da scendere in pista e competere, portando avanti programmi e progetti, sono assaliti da una sorta di panico paralizzante.

Concludiamo con l’auspicio che gli schieramenti si definiscano celermente, in maniera netta e, soprattutto, che siano i programmi a contrapporsi e non le persone. La particolarità di un governo nazionale sostenuto da forze eterogenee e antitetiche regge solo per la paura delle urne dei peones, diversamente sarebbe da tempo caduto.

Massimo Conocchia

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