Nuovi coronavirus, minacce per l’uomo e occasioni perse

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Un gruppo di scienziati della National University e dell’Institut Pasteur del Laos hanno identificato nei pipistrelli tre nuovi coronavirus che mostrano “somiglianze specifiche” al Sars-CoV-2, responsabile del Covid-19 “in un dominio chiave della proteina Spike” (Adncronos). Lo studio, pubblicato su “Nature”, permette di trarre alcune considerazioni: la prima è che questa scoperta potrebbe rafforzare l’ipotesi della genesi non “laboratoristica” del Covid, ossia del passaggio “naturale” di specie;  la seconda è che allo stato non è possibile escludere (considerate le notevoli somiglianze col Sars-CoV-2) che queste nuove varietà di coronavirius possano rappresentare, un domani speriamo non prossimo, altrettante minacce per l’uomo ed è bene che l’umanità non si faccia trovare nuovamente impreparata.

Se qualcosa avrebbe dovuto insegnarci l’esperienza che stiamo ancora vivendo è la necessità di adeguare il nostro sistema sanitario, mettendolo in condizioni di gestire al meglio le emergenze. Due anni fa il nostro Paese e il mondo intero sono stati travolti da un fenomeno che ci ha colto sotto molti aspetti di sorpresa. Inizialmente mancavamo di tutto, dai dispositivi di protezione individuali ai posti letto alla carenza di personale. Lentamente il Paese si è adeguato ma a spese di un taglio netto agli altri servizi, con ingenti danni in termini di progressione di alcune malattie, che, in qualche caso, è stata tale da ridurre speranza di vita e prospettive di successo di cure per molti malati (oncologici; cardiologici, etc.). I danni del Covid, dunque, tra diretti e indiretti, sono ingenti. Nonostante tutto, però,  la ristrutturazione del Servizio Sanitario Nazionale non rientra tra le priorità dell’attuale governo e di molte regioni. I tanti morti, la gente che stazionava in macchina davanti ai pronto soccorso con le bombole d’ossigeno, le immagini del personale stremato e sfinito, che si accasciava su un tavolo, non hanno indotto quel cambio di passo necessario ed auspicabile. Della mole di danaro in arrivo dall’Europa, solo una piccola percentuale toccherà alla sanità. Dio solo sa che bisogno di strutture adeguate e funzionali ci sia, che necessità di incrementare il personale, sia negli ospedali che sul territorio. I posti letto in terapia intensiva sono stati uno dei punti deboli del sistema e nessuno parla di incrementarli. In Calabria, poi, si continua a sperare nelle misericordia divina. Il tanto auspicato cambio di strategia non è all’orizzonte.

Se tutto quanto vissuto non è servito a permettere un’inversione di tendenza, c’è solo da affidarsi a qualche entità superiore, quale che sia, sperando nella buona sorte. “E l’uomo la stoltezza sua chiama destino” (Omero).

Massimo Conocchia

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