Occhio al malocchio
Sembra un gioco di parole, ma dalle nostre parti si è convinti di questo potere nefasto. Si tratta del flusso emanato dagli occhi degli invidiosi. – E – si dice – questa razza è molto estesa… C’è gente che col loro flusso, attraverso il malocchio possono fare di tutto: far ammalare, far andare a male qualcosa e, perfino, possono far morire -.
L’anziana signora ce ne parla, sottovoce, come se avesse paura che qualcuno dei possessori di quel potere possa nuocerle. Ci racconta che, una volta, quando la miseria era nera e una gallina, per le uova e i pulcini che le dava, costituiva un vero e proprio mezzo di sostentamento e che dava la possibilità di “stimare” (far regalie), all’occorrenza – …. Era un tesoro! -. Lei ne aveva una. Ogni volta che cantava, per aver fatto l’uovo, la vicina ne sottolineava l’avvenimento con: – Ah, ah, ‘a sienti ‘ssa gallina! -. (Ah, ah, la senti come canta questa gallina e fa continuamente uova. Beata la padrona!).
– Voi non ci crederete – dice la nostra interlocutrice – la gallina non solo smise di fare le uova, ma, dopo qualche giorno morì. Ditemi voi se questo non è stato per il malocchio di quella disgraziata! -.
Che dire? Cediamo a Schopenhauer: “l’umanità ha dimostrato in tutti i tempi e in tutti i luoghi nel perseguire l’idea della magia… si deve concludere che tale idea è profondamente radicata nella natura umana…”.
La nostra amica ci racconta di vari casi di persone colpite dal malocchio, in cui si manifestarono inspiegabili malesseri, stati depressivi, difficoltà nella concentrazione, spossatezza, dolori. I medici? Non trovarono spiegazione scientifica.
A questo punto c’è chi ritiene che alla scienza debba subentrare la magia e si va dalla magàra o dal mago, o almeno ritenuti tali, che spillano soldi ai malcapitati.
Il celebre Ruggero Bacone si riteneva sicuro che se “qualcuno che ha l’anima malvagia pensa fortemente di nuocere altrui, lo desidera con violenza, ne ha l’intenzione certa, e crede fermamente di potergli nuocere, non è da porre in dubbio che la natura non obbedisca ai pensieri della sua anima (Opus Majus)”.
Una nostra conoscenza aveva una bella macchina nuova. Sosteneva d’aver tirato il freno a mano e innestata la marcia, ma, improvvisamente, la macchina prese a camminare e provocò danni a se stessa e ad altre macchine. Qualcuno sosteneva che tutto fosse stato opera del malocchio.
Come proteggersi da tanto male?
Nel passato si riteneva l’aglio un ottimo antimalocchio. Ma chi non ricorda l’uocchiu ‘e sali (la gemma del salgemma)? Gli scapolari venivano attaccati addosso ai bambini (per preservarli da quel malefico occhio), nei quali, tra gli ingredienti, vi era un misto di sacro e profano? Il fare le corna senza farsi notare? Il toccare furtivamente i genitali? Il portare attaccati addosso amuleti, fra cui la manina, che fa le corna? Ecc. ecc. ecc.
Non credete a queste cose? Lo dicono in tanti, forse tutti, ma è innegabile che, istintivamente, si corra ai ripari.
Ricordiamo un anziano signore che, a fine anni ’50 del secolo scorso, ci confidava che, quando rientrava a casa portando sottobraccio la carne incartata, appena comprata in macelleria, s’era accorto che le donne, uscendo sull’uscio, o affacciandosi alla finestra, sgranavano quegli occhi malefici e invidiosi: – Se avessero potuto, avrebbero fulminato me e la carne che portavo -. – Come avete fatto per neutralizzare quegli sguardi assassini? -. Il nostro uomo portava il panciotto, come usava, e allora: – Quando passo per quella via, reggo la carne sotto un’ascella, infilo i pollici nello scollo delle maniche e, con tutte e due le mani faccio le corna. Così protetto raggiungo la mia casa e sto tranquillo -. – La protezione va bene? -. – Come no! Vedete son vivo e vegeto e non avverto nulla del malocchio di quelle maledette -.
Qualcuno di voi ha questo problema? Si regoli di conseguenza.
Giuseppe Abbruzzo