Entità fantastiche e paurose: il lupo mannaro

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Una volta, nelle lunghe sere d’inverno, si raccontava: “certi maschi, nelle notti di luna piena, si trasformano in lupi mannari… erano nati a mezzanotte della vigilia di Natale… se incontrano qualcuno lo fanno a pezzi… ma se si cava loro anche una goccia di sangue, con un oggetto appuntito, allora ritornano uomini… non riescono a salire i gradini, che devono essere almeno tre… perciò, chi sfortunatamente li incontra basta che si ponga oltre i tre gradini ed è salvo…”. A quei racconti, i bambini restavamo impietriti. Sembrava loro di poter incontrare quei mostri dappertutto. Le mamma, a chi voleva uscire di casa, a sera, dicevano: – Va’, va’, cà ti piglia lu lupu mannàru! – Oltre a incutere paura, la figura mostruosa popolava i sogni dei piccoli.

Quella del licantropo è storia vecchia. Nella Bibbia si riporta di Nabuccodonosor, re di Babilonia, che, a causa della vanità, fu trasformato in lupo, assumendone il comportamento. I Latini lo dissero lupus hominarius. Si riteneva che la trasformazione fosse dovuta a forze oscure, poi si disse che fosse dovuta a malattia. Ad avvalorare quanto fosse radicata la credenza presso gli antichi riportiamo dal Satiricon di Petronio:

In casa di Trimalcione, il liberto Nicerote, racconta ad Ascilto, Encolpio, e Gitone, come si fosse imbattuto in un lupo mannaro, in un cimitero deserto.

«All’epoca in cui ero ancora schiavo, abitavamo in Vico Stretto, dove oggi sorge la casa di Gavilla. Lì, dai e dai, incomincio a farmela con la moglie di Terenzio, l’oste. Magari l’avrete conosciuta, Melissa, la Tarentina, quel gran pezzo di donna. Io, però, non le avevo messo gli occhi addosso perché era formosa o per farla mia, ma, piuttosto, perché aveva un cuore grande così. Qualsiasi cosa le chiedessi, me la dava: se racimolava un soldo, la metà era per me. Quanto a me, quello che avevo lo passavo nelle sue tasche e non ne ho mai preso fregature. Un giorno, mentre se ne stava in campagna, il suo ganzo tira le cuoia. Allora, io, facendo il boia e l’impiccato, cerco in ogni modo di raggiungerla, perché – sai come si dice – gli amici si vedono nel bisogno.

Il caso volle che il mio padrone fosse andato a Capua a vendere il fior fiore del suo ciarpame. Così, cogliendo la palla al balzo, convinco un nostro ospite ad accompagnarmi fino al quinto miglio. Non per altro: era un soldato e per di più forte come un demonio. Partiamo al primo canto del gallo e con una luna così chiara tanto da sembrare che fosse giorno. Finimmo in un cimitero: il mio socio s’avvicina a una lapide e si mette a orinare, mentre io incomincio a contare le lapidi fischiettando. A un certo punto, mi giro verso il tipo e vedo che si sta togliendo i vestiti di dosso e li getta sul ciglio della strada. Mi va il cuore in gola e resto lì a fissarlo; per poco vi resto stecchito. Ed ecco che quello si mette a orinare tutto intorno ai vestiti e di colpo si trasforma in lupo. Non pensate che stia scherzando: non mentirei nemmeno per tutto l’oro del mondo. Ma, come stavo dicendo, appena trasformato in lupo, incomincia a ululare e poi si va a imboscare nella macchia. Sulle prime non sapevo più nemmeno dov’ero: poi mi avvicino ai suoi vestiti per raccoglierli, ma quelli erano diventati di pietra. Chi più di me avrebbe dovuto morire dalla paura? Ciò nonostante sguaino la spada e, menando colpi alle ombre, tra uno scongiuro e l’altro, arrivo alla casa della mia amica. 

Entro che sembro un cadavere, senza più fiato, col sudore che mi scorre tra le gambe e gli occhi spenti. Tanto che per riprendermi ci metto un bel po’. La mia Melissa, stupita di vedermi in giro a quell’ora della notte, mi fa: – Se solo fossi arrivato un po’ prima, almeno ci avresti dato una mano: un lupo è entrato nel recinto e ci ha massacrato tutte le pecore come un macellaio. Comunque, anche se è riuscito a scappare, non ha da stare allegro, perché un nostro servo gli ha trapassato il collo con la lancia -. Dopo aver sentito questa storia, non riesco a chiudere occhio per tutta la notte, ma alle prime luci dell’alba me la filo a casa del nostro Gaio, nemmeno fossi un oste appena ripulito. E quando passo davanti al punto in cui i vestiti del mio compare erano diventati di pietra, vi trovo soltanto una pozza di sangue. Quando arrivo a casa, il soldato è lì sbracato sul letto come un bue, con al capezzale un medico impegnato a curargli il collo. Allora mi rendo conto che è un lupo mannaro e da quel giorno non ho più mangiato con lui manco un tozzo di pane, nemmeno a costo della vita. 

Liberi voi di pensare quello che volete, ma se vi racconto una frottola, mi stramaledicano i vostri numi tutelari».

Che ne dite? Nicerote l’ha visto il lupo mannaro e n’è rimasto atterrito. Ora, i lupi mannari si vedono nei film e i ragazzi non ne hanno più paura. Sanno che è tutto fantasia!

Giuseppe Abbruzzo

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