Acri, altre studentesse accusano il docente di Castrolibero: “Ci chiamava Porcahontas e ape maiala”
Riproduciamo qui l’articolo a firma Francesca Lagatta, pubblicato su fanpage.it.
Lo scandalo s’allarga. Dopo le alunne del liceo Valentini-Majorana di Castrolibero, in provincia di Cosenza, altre ex studentesse gettano ombre sul docente accusato di molestie. Stavolta le accuse arrivano da Acri, una manciata di chilometri più a nord del centro bruzio, ai piedi della Sila, dove sorge il liceo “Vincenzo Julia”. Qui il docente ha prestato servizio per anni prima del trasferimento a Castrolibero e le sue ex alunne non ancora dimenticato le battute a sfondo sessuale che avrebbe rivolto loro durante le ore di lezione. “Mi sentivo impotente – racconta una ragazza – mi sentivo umiliata. Mi guardava come fossi un oggetto”. Il modus operandi era quello già ampiamente raccontato dalle alunne del Valentini-Majorana; il docente faceva battute a doppio senso, commentava in modo volgare la fisicità delle ragazze e le metteva continuamente in imbarazzo: “Io non ti sottovaluto, ti valuterei sotto”. In quella classe, le alunne erano minorenni.
La lettera anonima
Anche all’epoca le studentesse erano stanche di quelle continue vessazioni, ma non avevano trovato il coraggio di denunciare. Lo aveva fatto per loro una lettera rimasta anonima, che suscitò scalpore e mise tutti in allarme, seppur in ritardo. In una classe furono inviati dei commissari a sondare il terreno, ma solo quando il docente aveva già smesso di insegnarvi. Nelle altre classi, invece, dove il docente prestava ancora servizio, i commissari non ci andarono mai. “Poi – spiega un’altra ragazza che all’epoca frequentava il quarto anno di liceo – le cose si raffreddarono e il liceo è finito”. La pausa estiva servì a mettere una pezza. Il professore a inizio anno era di nuovo lì. Ma senza prove fu tutto inutile. “Mi sono pentita di non aver denunciato quando c’erano i commissari – dice l’ex alunna -, ma eravamo piccoli, avevamo paura che denunciare avrebbe portato a conseguenze più grandi”.
La paura di andare a scuola
Dalle nuove testimonianze emerge un quadro scioccante. “Quando sapevo che c’era lui in classe – dice una delle tre ragazze – avevo difficoltà nello scegliere i vestiti o le acconciature per andare a scuola”. Qualunque cosa diventava lo spunto per una battuta a sfondo sessuale, anche una treccia. “Un giorno mi ha chiamato alla lavagna e mi ha detto che ero “Porcahontas”, parafrasando il titolo di un film d’animazione della Walt Disney. La maglia a righe, invece, era la volgarissima scusa per affibbiarle l’appellativo di “ape maiala”. Così, ogni giorno, andare a scuola si trasformava in un incubo. E anche qui, come a Castrolibero, nessuno ha fatto mai niente per fermare il docente molesto, anche se tutti sapevano.
Francesca Lagatta
Fonte: fanpage.it