Sconcerto e stupore
Abbiamo appreso, sconcertati e amareggiati, della mancata approvazione da parte del Senato della Repubblica del subemendamento al decreto legge sulla proroga dello stato di emergenza che prevedeva la creazione di un fondo da destinare alle famiglie dei medici scomparsi a causa del Covid-19. Uno schiaffo immeritato a una categoria che ha pagato un prezzo altissimo per l’emergenza tuttora in atto. Uno schiaffo dato da quella politica, sempre più lontana dal Paese reale, arroccata nella difesa dei propri minuscoli interessi di bottega, che volta le spalle a chi, fino a ieri, celebrava come eroe. L’argomento è stato, tra l’altro, oggetto di una lettera inviata dal Presidente della CIMO – FESMED (uno dei sindacati dei medici) al Presidente della Repubblica, che, nel suo discorso di reinsediamento, aveva inteso ricordare proprio i medici morti nel compimento della loro missione durante l’emergenza COVID . Ipocritamente, il Parlamento applaudiva in maniera fragorosa alle parole del Presidente, mentre si preparava, da lì a poco, a bocciare un provvedimento che si sarebbe tradotto in una boccata d’ossigeno per famiglie rimaste senza reddito per il sacrificio di chi, inizialmente lasciato solo e senza i necessari presidi di difesa, si immolava per salvare gli altri. E’ appena il caso di ricordare che alcuni di quei Colleghi, per ragioni varie, di tipo contrattuale, di anzianità di servizio, non avevano ancora maturato il diritto a una pensione dignitosa né rientravano nella tipologia per altri tipi di assistenza e indennizzo. Morale: il Parlamento – quegli stessi signori che hanno offerto al mondo uno spettacolo indecoroso pur di non rischiare di mollare la poltrona prima di avere maturato il diritto all’assegno – ha deciso di bocciare un provvedimento che andava nella direzione di un supporto a vedove e orfani che si trovano oggi in una situazione non facile.
Con quale animo questi “onorevoli” si siano addormentati la sera in cui hanno deciso di rifiutare un sussidio a famiglie in difficoltà non è dato sapere. Quel che è certo è che a breve saranno chiamati a rispondere anche di questo. Ci auguriamo che, stavolta, la risposta non si traduca in astensionismo (poco incisivo) ma in uno schiaffo deciso, almeno proporzionale a quello che questi signori hanno inteso dare a gente che, fino a ieri, veniva osannata.
Non esiste crimine peggiore di quello che viene perpetrato ai danni di gente debole, indifesa e senza voce. Un Paese che non si prende cura delle famiglie di chi è morto in una guerra non è degno di definirsi civile né i suoi rappresentanti meritevoli di considerazione.
Massimo Conocchia