La strana storia dell’ingiustizia dell’ingiusto

Non volevo scrivere su quest’argomento, ma, dato che si ripete, da tempo, lo stesso ritornello, lo faccio, per evidenziare qualcosa che dovrebbe fare riflettere.

Il nostro popolo, che ha saggezza profonda – per essere passate su queste terre, nei secoli, le più grandi civiltà, che hanno dato i natali ai più grandi legislatori, pensatori, scienziati, medici, insegnanti ecc. ecc. ecc. -, dice: – ‘I guai ‘e da pignàta ‘i sa’ lu cucchiàru ch’ ‘i varbarìa! (I problemi della pignatta li conosce il mestolo che li rigira). La traduzione va fatta, non sia mai questa misera riflessione dovesse capitare fra le mani di qualcuno, che non intende il nostro idioma.

Un altro filosofo popolare diceva che gli ignoranti sono di varia specie: 1) quelli che ignorano, perché non hanno avuto la fortuna di studiare e quindi di acculturarsi (aggiunge, però, che tanti di loro hanno l’intelligenza pratica, che manca a tanti altri); 2) quelli che ignorano, perché accecati da odio di classe, di razza ecc. Ossia quelli che dicono col Belli: Io sono io e voi non siete un ca… Espressione resa celebre dal marchese Del Grillo; 3) quelli che ignorano, perché fa loro comodo ignorare (per farsi i fatti propri e quelli degli amici e degli amici degli amici); e smettiamo qui.

Noi che non abbiamo tanta saggezza e vogliamo sempre apprendere, per non morire “fessi”, abbiamo fatto una riflessione e invitiamo i “nostri venticinque lettori”, di manzoniana memoria, di dire anche la loro su questo argomento.

Dopo tanto preambolo ecco la riflessione. Si dice che l’Europa non va, perché vi sono Paesi forti, che la fanno da padrone. Siamo d’accordo. Se non siamo tutti alla pari che Comunità è? Che Unità è?

Diamo, perciò, ragione a chi ci ha ammannito e ci ammannisce questo ragionamento lapalissiano a ogni pié sospinto.

Come abbiamo detto, però, vediamo nella nostra “pignatta”-Italia cosa bolle e si rimesta.

Oltre 150 anni fa si faceva l’Italia e si prometteva un “mondo nuovo”, la “libertà” ecc. ecc. ecc.

I più forti cosa fecero? Incassarono le ricchezze per pagare i loro debiti; fecero scomparire le industrie dalle terre “sottomesse”, per rimpinguare e crearne altre, progredire e… Cosa si fece alle giuste proteste di chi era stato derubato e ingannato? Si mandò l’esercito e si fece quel che si fece, perché chi richiedeva quanto promesso era un Brigante, un delinquente e… si fece quel che si fece. I briganti e i delinquenti della peggiore specie c’erano, ma non erano i meridionali, che chiedevano giustizia, erano i forti del momento. Padula, saggiamente, scrisse, a un certo momento: “i briganti sono finiti, ora c’è il brigantaggio!”. Questa situazione continuò e continua ancora oggi.

Ah, quel D’Azeglio: “L’Italia è fatta, bisogna fare gli Italiani”. Quali? Quelli del Nord o quelli del Centro o quelli del Sud? Quest’ultimo è bistrattato e deriso. La cronaca insegna.

Non si ricorda che quel Sud ha creato la ricchezza del Nord che si decanta!

– L’Europa così com’ è stata fatta non va bene -. Giusto, giustissimo.

L’Italia, così com’ è stata fatta non va affatto bene. Non lo diciamo noi, lo dice la Storia; lo dicono le menti sane, quando continuano a dire che c’è una Questione Meridionale.

Qualcuno, da vero pappone, l’interpreta diversamente.

Quelli sani di mente ce l’hanno davanti agli occhi, ma non vogliono risolverla quella “Questione”.

Questo comportamento del più forte ci ricorda la favola di Fedro (tanti di quei Soloni, non l’avranno mai letta o, forse, non l’hanno capita o, ancora, fanno finta, opportunisticamente, di non conoscerla); la favola del leone e altri amici, che vanno a caccia. Il re della foresta, da buon potente, non si smentisce. Fa le parti, ma le prende tutte per sé.

Egregi politici, voi che siete dotti, soprattutto per scienza infusa, non per meriti; che lamentate giustamente quanto detto per l’Europa, ricordate che l’ingiustizia l’abbiamo in casa e dopo oltre 150 anni ancora s’invocano Uguaglianza e Libertà. La Fraternità non si può avere, perché gli animi incanagliti di alcuni non la conoscono, né la rendono possibile.

Giuseppe Abbruzzo

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