Una terribile beffa a un Ministro, che ricercava le nobili inesistenti origini
Ferdinando Stocchi, coltissimo autore cosentino, nato il 1599, passò alla storia, per fama accreditata anche da lui stesso, come astrologo e cabalista. Furbissimo e mestatore, scrive lo Spiriti, “facendosi beffe de’ semplici, or dava loro a credere, che per mezzo delle sue Cabale gli Autori degli occulti surti sapesse indovinare” e “che in virtù di misteriosi brevetti li più ostinati malori facesse svanire, ed ora che le future cose chiaramente prevedesse”. A dirla in breve si spacciava per mago.
La beffa più incredibile l’ordì a danno di Carlo Calà, originario di Castrovillari e ministro del regno di Napoli. Questi, per la posizione che occupava cercava e voleva dimostrare la sua antica e nobile discendenza, che, di fatto, non esisteva. Lo Stocchi, studiatolo e conoscendone la ben nota suddetta mania, lo avvicinò e gli disse d’essere in possesso di “antiche memorie”, dalle quali si evinceva la sua discendenza dall’ “Augusta Casa Stauffema di Svezia”. Commenta lo Spiriti: “Non durò fatiga Messer Zucca ad inghiottir la Carota; anzi fece delle offerte grandi allo Stocchi, perché in chiaro una tal faccenda mettesse”.
Abboccato il “pesce”, lo Stocchi compilò “e, tanto per lo artifizio, con che le fece venire alla luce, quanto per lo giudizio, con cui erano concepute, rese così verisimile la giunteria, che lo ingannato Ministro credè senza veruna esitazione”. Fra l’altro il Calà espose in una sua cappella, appositamente fatta costruire, l’immagine del discendente, creduto Beato, Giovanni Calà.
Carlo Calà, convinto della validità dei documenti fatti ritrovare dal furbo Stocchi, pubblicò, su falsissimi documenti le due opere: “Historia de’ Svevi nel conquisto de’ regni di Napoli, e di Sicilia, per l’Imperadore Enrico VI. Con la vita del beato Giovanni Calà”, 1660; e “De gestis Svevorum in utraque Sicilia t. I. Et De bello cum Normannis, et Saracenis, tam in Calabria, quam in Syria, sub Henrico ecc., Napoli, 1665”.
Le opere, precisiamo, non hanno valore, perché, come più su precisato, stese su documenti falsi. Il tragico è che alcuni le hanno citate e citano, come autenticamente storiche. È da evidenziare che tanti sono autori di non poco rilievo che, però, come talvolta avviene, non approfondirono le ricerche, per verificare la veridicità di quanto si riportava e presero tutto per oro colato.
Che tutta l’architettura dello Stocchi fosse falsa lo svelerà, in punto di morte un suo amico o complice: Angiolo de Matera. La confessione fu stesa da un pubblico notaio e produsse un autentico terremoto, per aver svelato invenzioni e magagne, nelle quali in forma troppo superficiale si era lasciata coinvolgere anche la Chiesa, per la falsa costruzione della vita e altro del cosiddetto Giovanni Calà, mai esistito e fatto assurgere, con leggerezza, agli onori degli altari col titolo di Beato.
Quest’ultima è un’altra storia, che merita di essere trattata a parte per i risvolti che vi furono.
La vicenda riportata, che sembra appartenere solo alla storia di quegli anni, è più che mai attuale dato che alcuni, continuano disperatamente a impegnarsi per costruirsi, per scopi reconditi, una discendenza nobiliare che non hanno.
Lo Stocchi, va detto, è autore di alcune pubblicazioni e ne promise altre, che non videro mai la luce: “forse – scrive Spiriti – perché egli era sazio di cantar favole”.
A noi, che riteniamo apprezzabile solo la nobiltà d’animo, sembra assurdo quanto abbiamo riportato. Ripetiamo, però, e concludiamo col dire che di Carlo Calà ce n’è più di uno, che si arrovella il cervello nel cercare affannosamente e mistificando una nobiltà della sua casata.
Peccato che non vi siano novelli Stocchi per metterli in berlina.
Giuseppe Abbruzzo