Un fiocco rosso per le donne
Secondo un rapporto dell’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, il dramma della violenza sulle donne rappresenta un “problema di salute di proporzioni globali enormi”.
La violenza produce effetti negativi, sia a breve che a lungo termine, di natura fisica, mentale, sessuale e riproduttiva.
Chi la subisce entra in un tunnel di isolamento e di umiliazione che genera incapacità di lavorare ed a volte anche di prendersi cura di sé e dei propri figli.
Questi ultimi diventano essi stessi vittime della violenza.
Quando assistono alle aggressività all’interno del proprio nucleo familiare, tendono a sviluppare, con maggiore incidenza, patologie emotive e comportamentali.
Sono evidenti le conseguenze che una tragedia del genere produce sul benessere delle persone e dell’intera comunità.
Quello che colpisce di questo fenomeno, dando il senso della sua vastità, permeabilità e diffusività nella società odierna, sono i numeri.
Nel mondo la violenza contro le donne interessa 1 donna su 3.
In Italia, i dati Istat mostrano che il 31,5% delle donne ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale.
Le forme più gravi sono esercitate da partner o ex partner, parenti o amici. Gli stupri sono stati commessi nel 62,7% dei casi da partner.
I dati del Report del Servizio analisi criminale della Direzione Centrale Polizia Criminalefotografano una situazione altrettanto dolorosa.
In Italia dall’1 gennaio al 21 novembre, sono stati commessi 263 omicidi, con 109 vittime donne, di cui 93 uccise in ambito familiare/affettivo.
Di queste, 63 hanno trovato la morte per mano del partner o dell’ex partner.
Un femminicidio ogni 72 ore.
La mattanza, perché di questo si parla, non conosce pausa.
Di fronte ad un quadro umanamente cosi desolante, non può non negarsi che si avverte la necessità di intervenire con decisione e forza.
Ad oggi, le leggi e gli strumenti di tutela messi in campo non hanno prodotto gli effetti voluti e dovuti.
Qualcosa evidentemente non ha funzionato e non funziona.
Al netto di quello che dovrebbe essere una costante attività di sensibilizzazione ed educazione al rispetto della donna e della sua fondamentale e naturale figura sociale e familiare, urge intervenire nell’immediato per garantire una più intensa tutela delle vittime di violenza.
Non si possono attendere gli effetti dei percorsi educativi, obbligati da un’eredità retrograda frutto di una sub cultura maschilista, perché nel frattempo i reati in danno delle donne continuano ad essere commessi.
Molte donne non denunciano perché hanno paura di non essere capite, ascoltate, protette e questo timore risulta tanto maggiore, quanto più forte è l’esigenza di difendere anche i propri figli.
Per far si ponga fine alla tragedia che ci affligge, bisogna assicurare il corretto ascolto della vittima, attraverso canali supportati da figure professionali adeguate, metterla nella giusta e serena condizione di denunciare il proprio carnefice, sapendo che da quel momento in poi non sarà lasciata sola al suo destino, ma sarà accompagnata da una rete di protezione personale e materiale che si rivolge anche ai propri cari.
I processi dovrebbero essere accompagnati da misure cautelari efficaci che escludano la pur minima possibilità di venir in contatto con l’autore della violenza e celebrati rapidamente con l’irrogazione di pene pesanti e da scontare effettivamente.
Quando necessario, supportare anche economicamente la vittima.
Indubbiamente in questa direzione molto è stato realizzato, ma ancora tanta strada vi è da fare per preservare quel gioiello dell’umanità che è la donna.
Angelo Montalto