Al di là del Muro di Berlino

Il 9 novembre 1989 il mondo, diviso in due blocchi minacciati dal timore nucleare, scenario della guerra fredda, attraversato della cortina di ferro, non esiste più.

Nella memoria della mia generazione rimane l’immagine, scolpita nei ricordi, di una moltitudine di giovani e non, arrampicati su un muro a Berlino che, aiutandosi tra loro, picconano, con entusiasmante energia, quella barriera fisica, sostanza di una dimensione politica totalitaria, che li aveva separati da un occidente dove la sua libertà rappresentava l’anelito cui aspirare.

I resti delle loro opere, verranno raccolti e custoditi come cimeli di un universo ormai scomparso nella sua intima struttura.

Il Muro era crollato.

La libertà diventava la bandiera da sventolare con forza e passione e gli incubi della dittatura comunista svanivano con la nascita di un sogno chiamato democrazia.

Ricordo che il tutto avvenne con una rapidità insolita, quasi inaspettatamente, in una dimensione ovattata di una serata invernale, dove i telegiornali trasmettevano in diretta le scene di tripudio e di felicità di migliaia di cittadini della Germania dell’Est che poterono riabbracciare finalmente i propri affetti, vedere e visitare quei luoghi della loro stessa ed unica città relegati oramai nella memoria degli anziani, festeggiare con bottiglie come si fa a Capodanno quando un anno finisce ed un altro, fatto di sogni e di speranza, inizia.

Non era terminato però un anno.

Era caduto un mondo fatto di privazione e di controllo ed era cominciata una nuova vita per loro ed anche per noi tutti.

Si perché tutti in quei momenti si sono sentiti berlinesi.

John F. Kennedy, in un celebre discorso pronunciato nel giugno 1963 proprio sotto il Muro aveva quasi preconizzato l’evento: «Duemila anni fa l’orgoglio più grande era poter dire civis Romanus sum (sono un cittadino romano). Oggi, nel mondo libero, l’orgoglio più grande è dire ‘Ich bin ein Berliner.’ Tutti gli uomini liberi, dovunque essi vivano, sono cittadini di Berlino, e quindi, come uomo libero, sono orgoglioso delle parole ‘Ich bin ein Berliner!‘»

Purtroppo fu assassinato cinque mesi più tardi e non poté assistere al suo lucido presagio, cifra dei grandi politici.

All’epoca alcun sentore vi era che l’evento potesse verificarsi in quel momento e con quella rapida e portentosa estensione.

Nessun percorso politico era stato preparato per la storica svolta, eppure tutto era successo.

I grandi politici come Mikhail Gorbaciov, George Bush senior, Margareth Thatcher, François Mitterrand non la volevano.

Tutto sommato l’esistenza del Muro rappresentava la cartina al tornasole della libertà civile garantita ai cittadini del mondo occidentale.

Noi siamo la libertà e la democrazia. Loro sono la dittatura.

Quale miglior strumento per il rafforzamento delle leadership poteva esserci.

Ma, come per tutti gli epocali eventi modificativi del corso della storia dell’uomo, nessuno aveva fatto i conti con la forza propria dei diritti di libertà ed il valore universale della democrazia.

Essi, per un imperscrutabile destino, si impongono senza che qualcuno ne prepari efficacemente la strada.

Ed anche per il crollo del Muro di Berlino tutto ciò era accaduto.

Angelo Montalto

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